giovedì 11 febbraio 2010

Altai

Alé, il parto è riuscito! Abbiamo dovuto aspettare quasi quindici anni, ma alla fine quel collettivo di "fumatori di canne" dei Wu Ming - secondo la definizione di un amico improvvisatosi critico letterario - ha dato alla luce il seguito di Q. Era ora, sarebbe il caso di dire.
Altai, dal nome di una catena montuosa siberiana ma nel caso specifico con riferimento al falco sacro che popola quei monti, è l'ennesimo gioiello di un gruppo di autori che continua a dare senso al filone del romanzo storico e all'asfittica letteratura italiana. A differenza di un Valerio Massimo Manfredi, sempre troppo didascalico, o di un Guido Cervo, che perso nel suo loop continua a scrivere lo stesso romanzo da anni, i Wu Ming appassionano nel senso più ampio del termine. Prima di tutto spruzzano pathos dovunque e questo costringe il lettore ad estenuanti maratone letterarie perché non si vorrebbe mai congedarsi dal libro e quando si è costretti lo si fa a malincuore e con la consueta stretta allo stomaco. Insomma, le stesse sensazioni che si provano quando si accompagna a casa la girlfriend del momento dopo il primo appuntamento. La differenza è che Altai difficilmente darà buca alla seconda uscita..
Che dire poi della galleria umana dipinta dai "cinque (ormai non più) senza nome"? Innamoramento allo stato puro. Riescono a caratterizzare ogni personaggio in maniera formidabile senza perdersi in logorroiche e noiose descrizioni. Regola d'oro di ogni romanzo che voglia ambire a dire qualcosa in più di "Scusa ma mi è venuto il ciclo".
Infine, la scrittura che è poi la caratteristica saliente dei Wu Ming, l'essenza stessa dei loro libri.
Informare senza essere pedanti. Calarsi nella Turchia della seconda metà del Cinquecento per scoprire un mondo fatto di tollerante dispotismo dove le tre grandi fedi monoteiste si rispettano e "sopportano" a vicenda, condividere il dramma del popolo errante e le secolari sofferenze patite dai discendenti di Sem. Insomma, dedicato a tutti quelli che si ricordano degli Ebrei solo quando si pronuncia lo spettro Olocausto.
Concludendo niente spoiler, né anticipazioni sulla storia e l'intreccio - spettacolare come al solito -, ma soltanto tanta invidia per quelli che ancora non hanno letto Q perché non dovranno attendere quindici anni per conoscere la sorte di Ismael "il Viaggiatore del mondo". Condividi