lunedì 9 agosto 2010

Senza Titolo

Doctor Gonzo fuori dagli schemi. Fuori dalle crisi d'ansia del perché.
Ogni domanda ha la sua risposta?
La regola non vale. Non basta e non serve. Mi allontano e ritorno…sempre assente o troppo presente. La mente che va e che torna, rimugina e riflette in cerca di una risposta che non c'è. Pure ci fosse forse non mi piacerebbe…
Fuori dalla mentalità…. dalla voglia di voler arrivare sempre primo, di essere un migliore che non sarò mai e che fanculo non voglio manco essere. Per chi dovrei esserlo?
La città è vuota, il silenzio sta urlando là fuori. Ma io non lo voglio ascoltare e non voglio ascoltare neanche quello che c'è qua dentro. La voglia di tutto che finisce per diventare di niente. L'ultimo saluto, una parola o un'emozione. Forse mi basta una birra. Ma è sempre presente e non si allontana….Tu scacci via sensazioni e desideri e loro tornano a farti presente che non fai abbastanza, che non meriti, che è colpa tua. Colpa di che? Di volere, di non accontentarsi, di non farti mai bastare niente. Non sapere apprezzare il tramonto che è poco, del sole che è troppo, della notte che ti avvolge e ti soffoca nel senso di solitudine e di distanza, di abbandono. L'inutilità di gesti quotidiani che si ripetono come in uno schema immutabile, ma schema perché? A che serve? Dove ti porta?
Il desiderio che arrivi domani, un altro desiderio. Un'altra cosa che ti arriva addosso come un macigno, poi quando arriva…cosa è cambiato?
La realtà è che mi bastano gli attimi…ma pure quelli ultimamente pare se ne siano andati in vacanza. La rincorsa continua e la necessità di capire ciò che non vuoi. C'è sempre qualcuno che ti vorrebbe dire cosa farlo e come. Ma la verità è che sei tu il tuo peggior nemico ed è anche l'unico che meriti di esserlo. Sarebbe meglio che una volta fosse l'ultima….per sempre. Condividi

giovedì 5 agosto 2010

I Tre Evangelisti

Se oggi qualcuno dovesse domandare ad un ipotetico me stesso dodicenne cosa gli piacerebbe fare da grande, suggerirei al lungagnone secco e con le orecchi a sventola di applicarsi nello studio, diventare un fallito e farsi assumere come evangelista da Fred Vargas. Eh sì, perchè accanto a san Marco, san Matteo e san Luca - i tre protagonisti della trilogia - a mio parere ci starebbe divinamente anche un san Giovanni (non fate caso alla blasfemia). Ma chissà i tre della topaia - la casa che prendono in affitto all'inizio di Chi è morto alzi la mano - come reagirebbero ad avere tra i piedi un "cugino" italiano. Forse per accattivarmi le loro simpatie potrei portare il mio curriculum e puntare sulle affinità elettive che ci uniscono: la passione per la Storia (i tre sono degli storici alle prese con un'inestricabile precarietà) e la consolidata abitudine a stare nella merda.
Spero possiate perdonarmi l'accesso di autoreferenzialità, ma era dai tempi del Monsieur Malaussène di Daniel Pennac - non a caso altro scrittore transalpino - che non mi capitava di appassionarmi in maniera così viscerale a dei personaggi di un romanzo.
Prima di addentrarci nella storia - questa volta con la "esse" minuscola - sono d'obbligo un po' di curiosità sull'autrice che in Italia, con sconcertante superficialità, viene ricordata spesso e volentieri come l'amica del terrorista Cesare Battisti quando in realtà il suo valore è di ben altra caratura. Di professione archeozoologa - se avete messo su la vostra bella faccia da punto interrogativo avrete un saggio di cosa significhi tale mestiere nel secondo capitolo Un po più in là sulla destra - ed esperta medievista - come l'evangelista Marc Vandoosler. Altra peculiarità è che la scrittrice francese lavora solo d'estate durante le vacanze e che ogni libro è stato portato a termine in 21 giorni. Ciò non vuol dire affatto approssimazione perchè i gialli della Vargas hanno una struttura solida, si caratterizzano per la prosa asciutta e scorrevole, mentre i dialoghi intelligenti sono improntati ad una malinconica ironia di fondo che crea dipendenza già dal primo passaggio.
Per quanto riguarda il libro, la Einaudi ha pensato bene di raccogliere in un unico volume i tre romanzi del ciclo degli evangelisti. Scelta vantaggiosa sia dal punto di vista economico, dato che con soli 18 euro si portano a casa ben tre romanzi (forse quelli del marketing non se ne saranno accorti...), che dal lato della qualità visto che il lettore ne trae puro godimento.
Operazione che la casa editrice torinese ha ripetuto anche con la Saga di Adamsberg, altro personaggio nato dalla penna della Vargas, e già introvabile da Feltrinelli...
Tornando agli evangelisti in Chi è morto alzi la mano assistiamo a come Marc, Mathias e Lucien decidano di andare a vivere assieme con Marc - costretto giocoforza - ad imporre ai suoi coinquilini l'ingombrante presenza del padrino Armand Vandoosler, ex commisario di polizia con un debole per i criminali, che affibbia ai tre il soprannome che dà il titolo alla saga. I quattro si stabiliscono in un rudere di rue Chasle a Parigi ed ognuno prende possesso di un piano secondo una rigorosa scala "cronologica" perchè in mancanza di una prospettiva professionale, preservare l'ordine del tempo era una necessità vitale: al silenzioso Mathias - studioso di preistoria - il primo piano, all'inquieto Marc - come già detto medievista - il piano di mezzo, mentre all'epicureo Lucien - esperto della Grande Guerra - il terzo piano. Nell'attico quello "più vicino al cielo" si rifugia Vandoosler il Vecchio, nume tutelare e mentore dei tre. Il piano terra, emblema della magmaticità della Storia, viene chiamato refettorio ed è l'unico luogo della topaia dove i quattro strampalati possono incontrarsi contemporaneamente. Per non svelare altri particolari diciamo solo che in seguito ad una serie di eventi gli evangelisti con l'aiuto dell'ex commissario si ritroveranno ad investigare sull'omicidio di una vicina in un crescendo di colpi di scena.
Nel secondo capitolo Un po' più in là sulla destra la Vargas tratteggia la figura dell'ennesimo personaggio da adottare: Louis/Ludwig Kelweilher, alias il Tedesco ex-funzionario del ministero dell'Interno che, deluso dalla vita e dagli uomini rifiuta di andare in pensione, e continua a muovere i fili di un network di informatori/spioni organizzato su scala nazionale e che fanno capo soltanto a lui. Kelweilher - complice un ossicino espluso da un cane - inizia ad indagare su un omicidio che lo conduce fino alla fine della terra. Nell'inchiesta, oltre al paziente rospo Bufo inseparabile compagno di viaggio del Tedesco, verranno tirati per i capelli anche san Marco e san Matteo che tra tresche omosessuali e nazisti della prima ora avranno il loro bel da fare per sbrogliare una matassa che si rivela sempre più ingarbugliata.
Ne Io sono il tenebroso, capitolo conclusivo della saga e a mio avviso miglior racconto della serie, una serie di omicidi da il via ad una nuova indagine. Questa volta ad essere coinvolti sono tutti i personaggi creati dalla Vargas chiamati a risolvere l'enigma di un serial killer a cui tutta Parigi da la caccia e che gli evangelisti, per una serie di circostanze, si ritrovano ad ospitare nella topaia per fare un favore a Marthe, prostituta in congedo, a cui il Tedesco è legato da sentimenti di profonda amicizia.
Insomma, un libro da comprare assolutamente e che si legge, anzi no si divora, in 48 ore creando fastidiose crisi d'astinenza...
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