giovedì 11 novembre 2010

Il cammino di Santiago, il preso bene

Prima di lasciarvi a questa neanche troppo interessante lettura, mi tocca il compito di presentarvene l'autore. Quello che leggerete, infatti, non nasce dalla tastiera del Gonzo ma di una giovane (neanche tanto) donna che preferisce farsi chiamare, senza alcuna modestia, la Giovane Holden. Una donna che entra nel piccoloresistente, vabbè, anche questa doveva capitare. Ma tanto in quanto a tette siamo messi meglio noi...

Il cammino di Santiago inizia su un tappeto rosso. No, forse questo è l’epilogo di tutta la faccenda.
Il cammino di Santiago inizia in una locanda spartana, che ha come nome un chiaro quanto mai esplicito riferimento a quel tizio…come si chiamava? Ah sì, meglio conosciuto come Jim Morrison.
E’ qui che il nostro antieroe si dilettava tra una birra e una sigaretta (forse una Marlboro), a parlare di giri di basso e musica che non è più la stessa musica degl’anni ‘70. Il nostro Santiago era felice così, tra tizi vestiti in modo improbabile e piercing, tanti piercing, in posti improbabili. Non era un “preso bene” e ben se ne guardava da frequentare i “presi bene”, che nel gergo giovanile (o forse un mio neologismo, non ricordo bene), significa il camicino bianco con tanto di iniziali e aperitivi nelle zone “vip” della città, macchinone, fidanzata modella o comunque ex velina. Un giorno, forse un brutto giorno, visto il tema del nostro pseudo racconto, qualcuno propose al nostro comune amico di recarsi a Roma, per il festival del cinema. Il nostro accettò con entusiasmo. Non poteva immaginare che la sua sorte sarebbe mutata, nel momento in cui avrebbe calpestato quel maledetto manto rosso, che esiste solo per un semplice, frivolo motivo: non far sporcare le suole delle scarpe Ferragamo da euro mille, delle dive dello star system. Da lì in poi il baratro. Aperitivi, appuntamenti, iniziò a far cose e vedere gente. E a farsi foto. Foto sul red carpet. A questo punto la storia è da riscrivere, un nuovo cammino inizia per il nostro ignaro protagonista, la felicità per tutti i pr della città.

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mercoledì 10 novembre 2010

Il fascista con la pashmina

Siamo nell'Italia post ideologie. Qualcuno ne aveva salutato la fine con soddisfazione, qualcun altro, come me, no. In realtà non è che non ci sono, ce n'è soltanto una e per giunta fa pure un po' schifo. Nella società iperindividualizzata in cui il potere, anche minimo, sembra diventato il bene supremo capita anche quello che vedrete nelle immagini qui sotto. E da tanto che non scrivo un post di politica. Perché in questo paese dimentico dall'intelligenza, di politica proprio non ce n'è. Al potere un vecchio satrapo con deliri di onnipotenza, accanto a lui una banda di servitori, nani e ballerini in puro stile medioevo. Sembra un film porno talvolta, solo che di arrapante c'è solo un ex 17enne extracomunitaria clandestina (la coerenza rimane uno dei punti di forza). Ma in fondo chi si stupisce più. Abbiamo deciso che doveva andare così molto tempo fa, e se la Dc almeno nella forma cercava di camuffare i suoi intenti reazioniari, gli attuali governanti lo fanno nascondendelo sotto una valanga di escort e con sempre in mano la scusa delle libertà individuali. Tutti sono al riparo da tutto. Ci saranno sempre i comunisti mali del mondo, i gay depravati, gli extracomunitari assassini e ladri. Intanto il paese va a puttane e nel vero senso della parola. Ma anche qui, signori miei, non vi dico nulla che già non sappiate. Lo abbiamo accettato da tempo: il nostro potere, quello vero, lo abbiamo abdicato a favore di vecchi inutili mentre arranchiamo alla ricerca di un lavoro che servirà a pagare benefici altrui. Tutto lecito, si accetta tutto. Ognuno per sè e Dio per tutti.
Però di fronte a questo mi sembra che qualcuno si possa anche fermare. Anzi basta con l'indignazione, il signore che vedete in questo video andrebbe trattato come si dovrebbero trattare tutti i fascisti. Il gerarca del nuovo millennio: il fascista in pashmina. So cambiati i tempi dell'uomo duro e puro, che si arrotolava le maniche e faceva la raccolta del grano. Di quello che non doveva chiedere niente, e si allenava tra passi dell'oca ed esercizi ginnici. Il fascista si adegua ai tempi, più adatto ai salotti di Barbara D'Urso che alla dimostrazione dell'italica forza. Il vicequestore Emanuele Ricifari è l'evoluzione della checca isterica, ordina la carica della polizia con la stessa voce di quando gli sbagliano il daiquiri frozen, uno che le prenderebbe anche da mia nonna quasi centenne. Si fa scudo del suo poterucolo per caricare dei manifestanti innocui. Il fascista s'è fatto Dolce e Gabbana, col suo maglioncino à la page. Uno che non si sporca di sangue ma di sauvignon dell'87. Già me lo vedo in camera da letto con la sua mistress che lo porta in giro con collare e guinzaglio mentre gode alle sculacciate.
Beh, forse l'arma dell'ironia potrebbe sembrare quella giusta per una situazione ed un tipo del genere. Ma forse per una volta meglio fermare l'evoluzione, spegnere le nostre digitali e rinunciare anche ai blog e alla cosiddetta controinformazione. Forse per una volta bisognerebbe tornare ai vecchi sistemi. Un salto nel passato che farebbe anche molto vintage.
Secondo me il "questore in questione" andrebbe trattato come si dovrebbe fare con ogni fascista...
Perché l'unico fascista buono, anche se griffato e con la pashmina, è il fascista morto!


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venerdì 15 ottobre 2010

Passato ‘o santo, passata ‘a festa

Alle prese con quel cacamento di cazzo che va sotto il nome di cambio di stagione – cosa abbastanza inutile visto che anche a gennaio vado in giro a maniche corte… – inciampo in alcune carabattole che fanno parte del mio kit estivo e mi ritrovo tra le zampe il block-notes che mi assiste negli isolati pomeriggi d’agosto. Tra prenotazioni di lettini barra ombrelloni e incpit di racconti abortiti scorgo due pagine fitte di appunti che mi ero ripromesso di utilizzare in vista di non so quale ambizione letteraria. Trattasi delle frasi “storiche”, dei tic e delle azioni con cui alcuni clienti hanno allietato il mio soggiorno estivo. Un campionario di stupidità umana dal potenziale non indifferente. Un blob che farebbe gola a Checco Zalone e a Quentin Tarantino e grottesco quanto un film di Ciprì e Maresco.

Una piccola premessa prima di immergervi nel vivo del post. Tutte – e giuro tutte – le situazioni e le parole che di seguito leggerete sono accadute e sono state pronunciate nella realtà. Solo la mancanza di un voice recorder ha impedito a chi scrive di riportarle integralmente. Ma ciancio alle bande e rock ‘n roll, folks…

C’è il tizio che arriva sgommando (e già questo basta a farmi girare le palle…) a bordo del Mercedes Classe B (valore intorno ai 20mila euro) e nasconde i due bimbi sotto i sediolini posteriori per non pagare l’euro d’ingresso. Quando gli faccio notare la presenza dei ragazzini lui candido “Ah, m’ero scurdat’ d’è criature… vabbè, mò però ‘o bagnino rimane senza mazzetta..”. E sti cazzi..?

Sempre in tema di bambini. Il cliente che entra con l’auto inzeppata di persone (ma quanti cristiani entrano in una Fiat Uno?) e ogni cazzo di volta per darsi un tono simpatico ripete le solite cinque parole: “Sconto comitiva e ridotto bambini”. Ma se ti guardo schifato e non rido un motivo ci sarà…

Poi è il turno del papà che si presenta con l’auto stracolma come se avesse appena finito di traslocare e fa: “'O dottore ha detto che i bambini devono prendere ‘nu poco d’aria. Sto ’nterr ‘a rena un’oretta mica t’aggia pavà…?”. Cassiere: “Sì, bisogna pagare lo stesso…”. Papà incazzato: “Cammurrista!”.

A proposito di gente perbene. Sotto quale voce classificare la faccia di merda con "416 bis" tatuato sul bicipite che srotola davanti alla mia faccia allibita un rotolo di 200 euro legati con l’elastico?

Il negoziatore. “Quattro lettini”. Cassiere: “24 euro”. Negoziatore: “20 euro te vann’ buono?”.

Il minaccioso: “Famme sparagnà si no vaco ‘o lido affianco…”

Il simpatico: “Cinque lettini, un ombrellone e ‘nu quarto ‘e prusutto cuotto…”

L’ammiccante. “…”. Cassiere: “Prego?”. Ancora l’occhiolino. Cassiere intuitivo: “Un lettino?”. Ennesimo occhiolino. “Cassiere scocciato: “6 euro”. Occhiolino di ringraziamento.

L’indigeno locale. “Tre lettini e nu’ mbrellone”. Cassiere: “23 euro”. Alzata di sopracciglio e minaccia enigmatica: “Ma che bbò stu pellicciuso?!”.

L’intellettuale. Kia grigia e musica celtica a tutto volume. “Certo che come arpeggiano gli irlandesi…”. Cassiere: “Eh sì, ‘o vero…”

Il geloso. Di solito parcheggia due-tre metri dopo la cassa affinché non possa incrociare lo sguardo della moglie. Una volta è capitato che la signora mi abbia rivolto un innocuo buongiorno e lui inviperito: “E’ fernuto e fa ‘a stronza o ce n’amma jì…?”

Il galante. L’anziano dai gusti ambigui che nel porgermi i venti euro mi accarezza il palmo e sussurra tutte le volte: “Che mani curate e morbide…”. Quando chi mi conosce è portato a credere che le mie mani siano solite svolgere lavori di muratura.

Il discreto: “Oggi me serve pure ‘o ‘mbrellone pecchè ‘a guagliona mia tene ‘e mestruazioni…”.

Il furbo. Domenica di luglio. Spiaggia strapiena in ogni ordine di posti. “Posso scendere un attimo per vedere se ci sono dei parenti?”. Ma il telefonino no, eh…?

La birichina. Faccia devastata dal botox e dal collagene. Ma ancora tanta voglia di emozioni forti che una domenica mattina cinguetta accompagnata dallo stereo: “I’m easy like Sunday morning...”. E riavvia l'auto non senza prima avermi lanciato un bacio e schiacciato l'occhiolino.

La sfrontata. “Uè, quanto ti pigli?”

La campeggiatrice: “Me serve ‘na brandina e ‘na seggia…”

La languida con seri problemi di vista: “Ma il cassiere più tardi non viene a rilassarsi in spiaggia…?”

L’animalista. “Oh, ma io allora non posso entrare…”. Cassiere: “Perché signora?”. Sorriso enigmatico: “Ma lì c’è scritto vietato l’ingresso ai cani”. Cassiere sempre più preoccupato: “Mi perdoni, ma non capisco”. Con estrema nonchalance: “Eh, io sono una cagna…”.

La mamma. “Giuvinò, ma è arrivata mia figlia?”. Cassiere: “Signò, che ne so.. Ha forse lasciato la prenotazione?”. Occhio perso nel vuoto: “Uh, marò, nun ‘o saccio… però vedete quella teneva la maglietta gialla e il petto grosso…”. Cassiere interessato: “Prego?”. Signora cotonata: “Eh sì, come si dice in italiano… quella tiene i seni grandi…”.

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sabato 11 settembre 2010

L'estate sta finendo

Pare sia finita. Molti di voi staranno piangendo per l'estate che sparisce sempre più. Io, invece, rientro nei canoni che più mi si addicono.
Lo so che pensate: il solito vecchio pesante e noioso che odia le vacanze. Avete ragione! L'estate mi provoca una terribile sensazione di ansia e stress.
Inizia tutto dalla fine di maggio, quando i più spavaldi iniziano ad avanzare domande sul cosa farai. Io che non riesco a pensare neanche all'indomani inizio a stressarmi ma soprattutto mi annoio. Perché immancabile ti devono spiegare loro cosa hanno fatto nelle ultime 12 estati e soprattutto quale mirabolante viaggio de sta cippa stanno programmando. Gente che non si avventura neanche di giorno all'Arenaccia, programma fantasiosi viaggi in territori inesplorati. Cambogia, Vietnam, Laos, Kenya diventano mete ambiziose, e se solo ti permetti di denigrarle, vieni immediatamente bollato con l'infame marchio: TURISTA. Proprio così, loro sono viaggiatori, gente che esplora il nostro mondo (soprattutto il terzo) alla ricerca della pace interiore, di un'ispirazione divina ma soprattutto con in tasca la mastercard platinum. Il terzomondista è quasi sempre anche fotografo. Quindi la preparazione del viaggio prevede una lunga e complicata discussione su obiettivi, otturatori, diaframma e tempo di esposizione. Cazzi loro direte: vero. Se non fosse che quando tornano da sta cazzo de tre settimane, ti devono mostrare tutto il loro operato. Una galleria che se ti va di culo si ferma ai 5000 scatti ma molto più spesso li supera. Ovviamente essendo poi degli incompetenti il 90% del materiale è da bruciare alla pari del fotografo (cit.). Tentativi di cieli stellati a gogo, tramonti, albe, cattedrali di notte…alla ricerca vana del più poetico. Ma non solo. Il terzomondista e sviluppazionista c'ha pure una grande passione per i bimbi. Ed allora giù di Benetton 0-12. Attraggono i pargoli poveri e denutriti co sta Canon Reflex Minchia da 800 euri al netto di obiettivi e poi si fanno immortalare con le espressioni più cariche di pietà e carità cristiana. Ma le foto non basta perché al suo ritorno in patria, il terzomondista ha quasi l'obbligo morale di farti sentire una merda perché sei andato a rimirare culi e tette sulla spiaggia ed allora parte la solita frase: Non sai quanto sono cresciuto interiormente! Di solito significa che hanno avuto la sciorda per due settimane e tutto il movimento interiore se lo sono riportati pari pari a casa.
Ma non pensiate però che l'altro tipo di vacanza sia tanto meglio. Il Gonzo odia tutto. Figurarsi se si schiera dalla parte di Ibiza, Formentera e via discorrendo. Dall'altra parte ci sono, infatti, quelli che partono alla caccia del posto più esotico al minore prezzo. Da Scalea in giù è tutto un brulicare di perizomi e caccia aperta. Le destinazioni ormai si sono ampliate a dismisura. La cara vecchia Calabria Saudita è roba da bambini. Grecia, Croazia, Slovenia, Spagna e una puntatina di Malta ormai rientrano nel menu tipico. L'obiettivo solo uno: andare a rimorchiare. Il problema è però quello della caratura culturale e linguistica del partente. Dall'Italia partono le orde di barbari. Destinazioni Corfù, Zante e via discorrendo. Tutti alla ricerca dell'americana che deve conoscere il maschio italiano, o del biondo surfista che si deve innamorare perdutamente della fan di Gigi D'Alessio. Alla fine si finisce al solito modo. Che se gli va di culo la zamparella di turno si fa la scopatina con il 21enne dei Quartieri, quella di Ponticelli becca uno di Quarto e proprio esagerando puoi arrivare fino a Caserta o Salerno, giusto se vuoi provare il brivido dell'escursione idiomatica. Ed anche qui non mancano le macchine fotografiche. Solo che messe da parte le ambizioni alla Henri Cartier Bresson, ci si accontenta della macchina tascabile da tirare fuori in ogni circostanza. Dal risalita del fondo marino all'intervallo tra un daiquiri frozen ed una capiroska alla fragola. Bellezze al bagno, foto in ogni posizione che lo scibile umano possa prevedere, baci, abbracci e carezze: 2500 scatti da Calendario Pirelli andato a battone. E immancabile la frase dell'amico che al ritorno ti ferma e ti domanda: Oh, ma è chiavat????? Condividi

mercoledì 8 settembre 2010

Discettazioni pre-autunnali...


Bentrovato mio caro Piccolo Resistente e bentrovate anche voi gentili anime pie che avete il buon cuore di leggere i sempre più rari post pubblicati all'interno del blog. È bene sapere che la penuria di interventi non è dovuta alla scarsità di argomenti, nè ad una presumibile mancanza d'impegno o tantomeno a spocchia intellettual-sinistroide, semplicemente siamo presi da altre cose. Non tutti sanno che i tre curatori della pagina preferiscono passare il tempo ad adescare adolescenti sui forum di Twilight discettando su chi sia il più figo tra Edward 'o fegato e Jacob naso 'e cane piuttosto che regalarvi perle di saggezza con le loro ineffabili elucubrazioni. Del resto la cronica astinenza da pelo pubico femminile ha condotto il buon Dottor Gonzo ad iscriversi al Predellino, sito dell'onorevolissimo e capacissimo Giorgio Stracquadanio, per rimorchiare cloni della Brambilla (perdonami, avevo promesso di non sputtanarti...!). Basti questo ad illustrare lo stato mentale di chi scrive queste pagine...
Finito il tempo dei cazzeggi, passiamo a cose serie e torniamo ad occuparci di libri. Agosto per chi scrive è il mese dedicato al lavoro. Così quando il resto del mondo va in vacanza e l'altra metà bestemmia perchè non ha i mezzi per farlo ed è costretta a venire da me, il Mercenario diventa produttivo e nel suo piccolo incrementa l'asfittico PIL del Belpaese. Un aiuto di cui beneficia principalmente il settore dell'editoria perchè quasi tutti i miei sudati guadagni se ne vanno in libri e solo per tale ragione Feltrinelli dovrebbe assumermi o praticarmi uno sconto dell'85% vita natural durante. Ora qualcuno tra voi potrebbe legittimamente obiettare "ma perchè compri dei libri se devi lavorare?". Domanda legittima, ma mi avvalgo della facoltà di non rispondere caso mai il principale dovesse imbattersi in queste righe...
Mai mi era capitato di leggere così tanto come quest'estate - capirete quindi quanto sia stato produttivo a lavoro... - con 6 romanzi in 28 giorni. Dopo vari rinvii per la prima volta ho letto Fight Club di Chuck Palahniuk (ancora esplosivo a 14 anni dalla pubblicazione) che non ha bisogno di presentazioni; seguito da La Traiettoria della Neve dello svedese Jens Lapidus, volume che mi ha regalato la Mondadori e che si è dimostrata la classica lettura da ombrellone m niente a che vedere con Ellroy, nè tantomeno con Larsson ai cui repertori lo scrittore attinge a piene mani (senza infamia e senza lode); la più grossa delusione è arrivata con Guida Galattica per gli Autostoppisti di Douglas Adams e di cui molti mi avevano parlato come un piccolo cult, ma che si è rivelato di un'insulsaggine senza pari; molto gradevole invece La Pattuglia dell'Alba di Don Winslow. Un noir veloce, ben strutturato, intreccio travolgente e una carrellata di personaggi che si fanno amare da subito (una garanzia!); poi visto lo stato pietoso in cui versava la mia copia ho ricomprato e (ri)letto Febbre a 90° di Nick Hornby ed anche in questo caso non c'è bisogno alcuno di presentazione visto che è un libro che dovrebbe stare negli scaffali di qualsiasi biblioteca accanto a quell'altro capolavoro che è Alta Fedeltà; infine il mese si è chiuso con Strage del maestro Loriano Macchiavelli. Il racconto dell'attentato alla stazione di Bologna che Einaudi (gran colpo) ha deciso di ripubblicare in occasione del trentennale della strage. Un libro dalla storia travagliata che fu pubblicato una prima volta nel 1990 dall'autore con lo pseudonimo di Jules Quicher, ma che restò negli scaffali meno di una settimana dato che la Rizzoli decise di ritirarlo dal mercato in seguito alla denuncia di Sergio Picciafuoco - imputato nella strage del 2 agosto - che si riconobbe in un personaggio della storia (indovina chi?). Fa bene Macchiavelli nella prefazione a ribadire che la sua opera è "Fantasia, nient'altro che ipotesi di un romanziere, basate su alcuni dati emersi nel corso delle tante indagini eseguite dai magistrati [...] Chi ritenesse di riconoscersi in uno dei tanti personaggi, uomo o donna, si tolga subito l'illusione di essere diventato un eroe da romanzo". Nonostante la precisazione è quasi impossibile sottrarsi al gioco di individuare in alcuni characters figure che hanno attraversato nel bene e nel male la Storia d'Italia. Un libro forte, provocatorio e che rievoca l'ennesima buco nero contornato di misteri dell'Italia contemporanea. Senza aver il rigore e il ritmo incalzante dell'inchiesta, ma non per questo meno coinvolgente Strage è un romanzo sulla memoria e per la memoria. Da leggere assolutamente.
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lunedì 9 agosto 2010

Senza Titolo

Doctor Gonzo fuori dagli schemi. Fuori dalle crisi d'ansia del perché.
Ogni domanda ha la sua risposta?
La regola non vale. Non basta e non serve. Mi allontano e ritorno…sempre assente o troppo presente. La mente che va e che torna, rimugina e riflette in cerca di una risposta che non c'è. Pure ci fosse forse non mi piacerebbe…
Fuori dalla mentalità…. dalla voglia di voler arrivare sempre primo, di essere un migliore che non sarò mai e che fanculo non voglio manco essere. Per chi dovrei esserlo?
La città è vuota, il silenzio sta urlando là fuori. Ma io non lo voglio ascoltare e non voglio ascoltare neanche quello che c'è qua dentro. La voglia di tutto che finisce per diventare di niente. L'ultimo saluto, una parola o un'emozione. Forse mi basta una birra. Ma è sempre presente e non si allontana….Tu scacci via sensazioni e desideri e loro tornano a farti presente che non fai abbastanza, che non meriti, che è colpa tua. Colpa di che? Di volere, di non accontentarsi, di non farti mai bastare niente. Non sapere apprezzare il tramonto che è poco, del sole che è troppo, della notte che ti avvolge e ti soffoca nel senso di solitudine e di distanza, di abbandono. L'inutilità di gesti quotidiani che si ripetono come in uno schema immutabile, ma schema perché? A che serve? Dove ti porta?
Il desiderio che arrivi domani, un altro desiderio. Un'altra cosa che ti arriva addosso come un macigno, poi quando arriva…cosa è cambiato?
La realtà è che mi bastano gli attimi…ma pure quelli ultimamente pare se ne siano andati in vacanza. La rincorsa continua e la necessità di capire ciò che non vuoi. C'è sempre qualcuno che ti vorrebbe dire cosa farlo e come. Ma la verità è che sei tu il tuo peggior nemico ed è anche l'unico che meriti di esserlo. Sarebbe meglio che una volta fosse l'ultima….per sempre. Condividi

giovedì 5 agosto 2010

I Tre Evangelisti

Se oggi qualcuno dovesse domandare ad un ipotetico me stesso dodicenne cosa gli piacerebbe fare da grande, suggerirei al lungagnone secco e con le orecchi a sventola di applicarsi nello studio, diventare un fallito e farsi assumere come evangelista da Fred Vargas. Eh sì, perchè accanto a san Marco, san Matteo e san Luca - i tre protagonisti della trilogia - a mio parere ci starebbe divinamente anche un san Giovanni (non fate caso alla blasfemia). Ma chissà i tre della topaia - la casa che prendono in affitto all'inizio di Chi è morto alzi la mano - come reagirebbero ad avere tra i piedi un "cugino" italiano. Forse per accattivarmi le loro simpatie potrei portare il mio curriculum e puntare sulle affinità elettive che ci uniscono: la passione per la Storia (i tre sono degli storici alle prese con un'inestricabile precarietà) e la consolidata abitudine a stare nella merda.
Spero possiate perdonarmi l'accesso di autoreferenzialità, ma era dai tempi del Monsieur Malaussène di Daniel Pennac - non a caso altro scrittore transalpino - che non mi capitava di appassionarmi in maniera così viscerale a dei personaggi di un romanzo.
Prima di addentrarci nella storia - questa volta con la "esse" minuscola - sono d'obbligo un po' di curiosità sull'autrice che in Italia, con sconcertante superficialità, viene ricordata spesso e volentieri come l'amica del terrorista Cesare Battisti quando in realtà il suo valore è di ben altra caratura. Di professione archeozoologa - se avete messo su la vostra bella faccia da punto interrogativo avrete un saggio di cosa significhi tale mestiere nel secondo capitolo Un po più in là sulla destra - ed esperta medievista - come l'evangelista Marc Vandoosler. Altra peculiarità è che la scrittrice francese lavora solo d'estate durante le vacanze e che ogni libro è stato portato a termine in 21 giorni. Ciò non vuol dire affatto approssimazione perchè i gialli della Vargas hanno una struttura solida, si caratterizzano per la prosa asciutta e scorrevole, mentre i dialoghi intelligenti sono improntati ad una malinconica ironia di fondo che crea dipendenza già dal primo passaggio.
Per quanto riguarda il libro, la Einaudi ha pensato bene di raccogliere in un unico volume i tre romanzi del ciclo degli evangelisti. Scelta vantaggiosa sia dal punto di vista economico, dato che con soli 18 euro si portano a casa ben tre romanzi (forse quelli del marketing non se ne saranno accorti...), che dal lato della qualità visto che il lettore ne trae puro godimento.
Operazione che la casa editrice torinese ha ripetuto anche con la Saga di Adamsberg, altro personaggio nato dalla penna della Vargas, e già introvabile da Feltrinelli...
Tornando agli evangelisti in Chi è morto alzi la mano assistiamo a come Marc, Mathias e Lucien decidano di andare a vivere assieme con Marc - costretto giocoforza - ad imporre ai suoi coinquilini l'ingombrante presenza del padrino Armand Vandoosler, ex commisario di polizia con un debole per i criminali, che affibbia ai tre il soprannome che dà il titolo alla saga. I quattro si stabiliscono in un rudere di rue Chasle a Parigi ed ognuno prende possesso di un piano secondo una rigorosa scala "cronologica" perchè in mancanza di una prospettiva professionale, preservare l'ordine del tempo era una necessità vitale: al silenzioso Mathias - studioso di preistoria - il primo piano, all'inquieto Marc - come già detto medievista - il piano di mezzo, mentre all'epicureo Lucien - esperto della Grande Guerra - il terzo piano. Nell'attico quello "più vicino al cielo" si rifugia Vandoosler il Vecchio, nume tutelare e mentore dei tre. Il piano terra, emblema della magmaticità della Storia, viene chiamato refettorio ed è l'unico luogo della topaia dove i quattro strampalati possono incontrarsi contemporaneamente. Per non svelare altri particolari diciamo solo che in seguito ad una serie di eventi gli evangelisti con l'aiuto dell'ex commissario si ritroveranno ad investigare sull'omicidio di una vicina in un crescendo di colpi di scena.
Nel secondo capitolo Un po' più in là sulla destra la Vargas tratteggia la figura dell'ennesimo personaggio da adottare: Louis/Ludwig Kelweilher, alias il Tedesco ex-funzionario del ministero dell'Interno che, deluso dalla vita e dagli uomini rifiuta di andare in pensione, e continua a muovere i fili di un network di informatori/spioni organizzato su scala nazionale e che fanno capo soltanto a lui. Kelweilher - complice un ossicino espluso da un cane - inizia ad indagare su un omicidio che lo conduce fino alla fine della terra. Nell'inchiesta, oltre al paziente rospo Bufo inseparabile compagno di viaggio del Tedesco, verranno tirati per i capelli anche san Marco e san Matteo che tra tresche omosessuali e nazisti della prima ora avranno il loro bel da fare per sbrogliare una matassa che si rivela sempre più ingarbugliata.
Ne Io sono il tenebroso, capitolo conclusivo della saga e a mio avviso miglior racconto della serie, una serie di omicidi da il via ad una nuova indagine. Questa volta ad essere coinvolti sono tutti i personaggi creati dalla Vargas chiamati a risolvere l'enigma di un serial killer a cui tutta Parigi da la caccia e che gli evangelisti, per una serie di circostanze, si ritrovano ad ospitare nella topaia per fare un favore a Marthe, prostituta in congedo, a cui il Tedesco è legato da sentimenti di profonda amicizia.
Insomma, un libro da comprare assolutamente e che si legge, anzi no si divora, in 48 ore creando fastidiose crisi d'astinenza...
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sabato 17 luglio 2010

Folgorato da George



Cercavo da mesi una risposta ai miei dubbi, una certezza salvifica che potesse tirarmi via dalle tristezze quotidiane di un giornalista appassionato d’informazione e comunicazione. Ma tutto andava contro di me e mi sentivo in un vicolo cieco. La legge vigente ormai non corrispondeva quasi per nulla a quello che avevo studiato, i principi di tutto erano stati sovvertiti e la politica, quella nobile arte divenuta lavoro, era talmente lontana da quello che mi avevano detto; e quasi cominciavo a credere alle leggende retro-complottiste del disegno comunista di okkupare la scuola ma non con gli studenti… coi professori! Tutto era triste e buio, come il futuro che si riusciva ad immaginare.

Quando a un tratto è arrivato lui e tutto è cambiato. Dalle nebbie del Lago brianzolo è emerso il mio Siddharta brizzolato e mi ha mostrato la luce. Lui mi ha fatto ritrovare la fede e, in un sol colpo, anche la mia coscienza politica, la mia passione, i miei capisaldi.

Perché io ho visto George Clooney! E tutto è diventato più… niiiiitido (cit.)

Io c’ero al Tribunale di Milano, si che c’ero. E lo sentivo quell’odore di sudore dei fotografi mentre smadonnavano perché il carabiniere coglione gli impallava George: “Levatiiiii… la manooooo… levati carabiniere… ti sposti? Si sposti! Via, viaa, viaaaa, vieni viaaaaaaa. Su ma non è possibile! Ma non ci credo: c’è un mare di cellulari! Maddai, vergognateviiiii!” gridò uno dietro di me

Ero lì e non ci credevo, ma aspettavo. E le vedevo quelle signore, convocate in giudizio dal condomino del piano di sotto, che si facevano spiegare come funziona la macchina fotografica del cellulare (dal condomino del piano di sotto!). La percepivo la febbrile attesa degli schiavottelli di giornali e agenzie che, dopo mesi passati ad asciugare il moccio a Ghedini e fare gli specchietti a Nina Moric, aspettavano frementi il loro virgolettato per sentirsi, almeno per un giorno, al centro dell’attenzione del Mondo.



E il virgolettato George lo ha menato giù con un commento sulla giustizia italiana: «It's very good». E a chi gli ha chiesto se fosse la prima volta in un processo, l'attore, con un gran sorriso, ha risposto: «Sì, è la prima e spero anche l'ultima». La deposizione è durata quasi due ore, «giusto la durata di un film», ha notato al termine il giudice Pietro Caccialanza che ha faticato per mantenere l'ordine e il silenzio in aula e che alla fine ha ringraziato George per la “gentilezza”. Ma per George non è stata una giornata semplice perché in aula è stato incalzato con domande sulla sua vita personale e sulle sue relazioni. Su questo è stato chiarissimo ai microfoni dei giornalisti. «Faccio una premessa, sono venuto qui perché credo nel sistema della legge – ha detto -. Capisco che sono un bravissimo attore, ma...». George ha dribblato e sorriso. Infine, uscendo, si è rivolto ai fan e ha detto: «Potete fare le battute che volete».

Ed è un mondo diverso perché George mi ha fatto capire tante cose che non conoscevo, e che neanche il polpo Paul era riuscito a dirmi dal silenzio del suo acquario.

1. La giustizia italiana è buona, funziona. E Marcello Dell’Utri che è stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa sconterà la pena al Club Med.

2. L’immagine è fondamentale ed è per questo che Nicola Cosentino, dopo essersi dimesso dalla carica di sottosegretario all’economia a causa di un dossier falso creato per screditare l’avversario di partito Stefano Caldoro, da domani sarà, insieme con Sallusti, vicedirettore de “Il Giornale” di Vittorio Feltri.

3. E infine: tutti possono fare dell’ironia sui guai giudiziari di tutti. Anche di un semi dio come George. Per cui l’ormai ex ministro Claudio Scajola dopo essersi ri-dimesso (già l’aveva fatto quando diede del coglione a Marco Biagi) per potersi meglio difendere dall’accusa di aver acquistato una casa con soldi pubblici o di mazzette andrà a lavorare alla pari in un agriturismo cambogiano in modo che lì, tutto potrà liberamente accadere a sua insaputa.

Ora che sono illuminato vi lascio con un giochino: nel testo sopra prova a sostituire le parole “George” e “Clooney” rispettivamente con “Silvio” e “Berlusconi”. Non so voi ma io ho trovato un nuovo Presidente del Consiglio, ed è anche più bello! E la sua fica va girando nuda e io, con lui, posso anche vederla!

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martedì 13 luglio 2010

"Signora, mi spiace ma la furnacella è vietata..."

Chi lavora in spiaggia sa che il periodo peggiore non è agosto, ma le ultime due domeniche di luglio quando ai bagnanti tradizionali - quelli che cominciano a scassare il cazzo già da aprile con la tintarella perfetta - si aggregano anche le famiglie con la furnacella. What's furnacella? Ma siete peggio degli gnu! Tradizione linguistica partenopea esige che la furnacella sia associata alla brace, anche se per il sottoproletariato urbano che vede il mare una volta l'anno (e meno male che il mare non bagna Napoli...) tale strumento corrisponde al fornellino da viaggio. Gli spiriti puri adesso si chiederanno a cosa potrà mai servire un fornello elettrico o a gas (a volte mi hanno chiesto se il lido noleggiasse anche le bombole...) su una spiaggia dove già alle 11.00 la sabbia arriva a toccare anche i 45°. Ebbene sì, signori il napoletano cucina anche in spiaggia. E sapete cosa prevede il menù domenicale della famiglia verace? Il classico ruoto 'o furno, l'evergreen sasicce e friarielli, la cosuetudine delle purpette fritte dint' 'a salsa, la variante anticonformista dei puparuole dint' 'a tiella e - rullo di tamburi - 'a frittata 'e maccarune dalle dimensioni della ruota di un Range Rover! Il tutto accompagnato da abbacinanti giarrettelle di rosso sgargiante e percoche d'ordinanza.
Pagani, inchinatevi davanti alla potenza calorica della gastronomia partenopea che non si scompone davanti ai rigori dell'inverno nè alla bafogna (afa) di stagione!
Nota per i dubbiosi: se pensate che abbia esagerato, domenica prossima fatevi un giro dalle parti delle spiagge libere del litorale domizio. Po' me facite sapè...
Dì la verità - mi rivolgo a te sinistroide con la puzza sotto al naso, sì a te radical-chic di questa cippa che sorridevi maligno mentre leggevi l'elenco di prelibatezze di cui sopra - adesso non ti senti un po' frocetto mentre addenti il mezzo sfilatino tonno sgocciolato e pomodoretti e sorseggi il tuo té al ginseng a temperatura ambiente? Al tuo posto mi farei un esame di coscienza...
Dov'eravamo? Ah già, le ultime due domeniche di luglio. Bene, dal punto di vista dell'antropologia sociale aggirarsi per i lidi cittadini dev'essere un'esperienza unica che manco i migliori saggi di Malinowski e Levi-Strauss (i profani consultassero Wikipedia se non sanno di chi si parla) messi assieme potrebbero pareggiare.
A solo qualche lettino di distanza si ritrovano sotto lo stesso sole la signora ciglia finte di via dei Mille ansiosa di mettere in mostra il décolleté appena acquistato al discount del silicone, pareo Yamamay e una gamma di creme che vanno dalle bustine di gel effetto lifting all'acido ialuronico al nebulizzatore autoabbronzante per finire con il latte idradante doposole; mentre sul fronte opposto Giggino 'a locena placidamente stravaccato su un lettino d'alluminio che sembra contorcersi di dolore: panza traboccante, capello unto misto a gel, costumino extrasmall in acricilico comprato al mercatino e l'immancabile olio di mallo. Ma due persone del genere cosa potrebbero mai spartire a parte la stessa aria che respirano? Busta numero uno, numero due o numero tre? Difficile eh..? Vabbé, dai. Ma è il tatuaggio, per diana! Il livellatore sociale dei nostri giorni. La maggioranza delle donne marchiate dal tramp stamp (così si chiama il tattoo sulla parte bassa della schiena, il punto sopra le chiappe se siete gnu..) molto in voga tra le pornostar americane e anche tra le nostre signore perbene. A seconda di cosa spunta dal costume minimal si può perfino cogliere la personalità dell'esemplare femminile in questione: due ali d'angelo per la religiosa in attesa di redenzione e di qualcuno che se la scopi, una costellazione di nane per la star esibizionista-insicura in attesa di qualcuno che se la scopi e due rami di rose intrecciati per la romantica maniaca del pollice verde in attesa di qualcuno che se la scopi. Giggino sottovalutato dai più per radio che diffonde appassionanti liriche neomelodiche, è la sintesi perfetta del glocal: sul polpaccio campeggia il tribale a sottolineare le sue origini di selvaggio, sul bicipite la parola mamma per rivendicare l'appartenza al clan dominante della società.
Vedete che sapere chi erano Malinowski e Levi-Strauss alla fine può tornare utile?
Insomma, da scriverci una tesi di laurea.
A lunedì prossimo!



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giovedì 10 giugno 2010

Tutti insieme a casa di amici - Mundial

Ogni quattro anni rispuntano. Sono i Mondiali. Calamita di occhi e pensieri, scommesse e litigate, ma soprattutto forieri di caterve di minchiate.
Riti da ripetere e una valanga di tifosi. I Mondiali sono per tanti manna dal cielo. Giornalisti sportivi, su tutti. Ma non quelli che son volati a Johannesburg per raccontare vicende azzurri o simili. Ancora di più per quelli che stanno qua e che non avendo una beata mazza da fare, vogliono sapere tutto. E attacca con le vuvuzuela, e che si mangia in Sudafrica, quante mogli bucchine di calciatori froci sono sbarcate...e via fino al mattino. Non possono ovviamente mancare le opinioni dei politici, che non sia mai dovessero graziarci almeno in un'occasione. Vabbè...
Tralasciando l'aspetto mediatico, mi concentrerai su quello focolar-famigliare. Ed allora già sono in corso preparativi faraonici per vedere la partita tutti insieme a casa di amici. Non c'è niente di peggio che vedere la partita tutti insieme a casa di amici. Gli incovenienti di solito sono:
a) sovraffolamento e conseguente sudorazione iper abbondante del tuo vicino di posto;
b) la partita la vedi da 2 km in un televisore 14" (con la scusa: così stiamo in terrazzo) rischiando di scambiare Messi per Gattuso e viceversa;
c) non c'è mai abbastanza birra per tutti (ma soprattutto per me);
d) la presenza delle femmine, esseri che la natura ha creato contro le manifestazioni sportive, che per 3 anni e 11 mesi se ne sbattono altamente, te le ritrovi accanto e l'unico commento che possono fare è sullo cignon di Camoranesi (alternato alla dettagliatissima descrizione dell'ultimo bikini acquistato). A questo si aggiunge l'impossibilità di proferire, in loro presenza, bestemmie ed ingiurie a sfondo erotico sessuali (che di solito pronuncio solo per 88 minuti sui 90 regolamentari) perché loro si scandalizzano (la sera prima magari se l'erano inculate tre neri alla stazione, ma fare sì dire no);
e) la presenza immancabile dell'amico "simpatico", quello che a tutti i costi deve fare le battute sui giocatori o storpiando i nomi degli stranieri;
f) la presenza del fanatico, quello convinto di sapere tutto, ma proprio tutto, sul calcio panarabo e centramericano, citando nomi di gente che fa schifo al cesso come se fossero i futuri Messia.

Questi sono solo alcuni dei motivi di fastidio. La verità è che spesso finisci per vedere la partita con gente che non frequentavi dall'ultima competizione iridata. "I Mondiali sono l'occasione per stare tutti insieme". Ma se non ci vediamo da 4 anni, un motivo ci dovrà pur essere.
Arrivederci a Londra. Condividi

De prostitutis e dintorni...

Eh sì, dai che adesso si può gioire tutti assieme! Dal dipartimento McDonald's news arrivano notizie che fanno leccare i baffi perfino ai più schizzinosi. Jenna, ho specificato i baffi. Contieniti, al massimo puoi leccare le dita come il tizio dei fonzies...
Maronna, però tanta manna in un colpo solo é roba che pure Obama c'invidia. Che te ne fai della marea nera. Presidé cà tenimm solo à robbà bona come disse il muschillo al pianurese che si era perso a Scampia. Si può esultare per l'arrivo dell'estate. È vero che quest'anno la bella stagione si é fatta attendere più del dovuto, ma adesso i maniaci della tintarella e i fan della canottiera bianca con panza incorporata possono finalmente dare sfogo alla loro ragion d'essere. Senza perdersi in chiacchiere sterili chi festeggia di più però sono i direttori dei telegiornali che possono sbarazzarsi degli scomodi giornalisti embedded. Minzolini (sì, sempre lui: che ce vulite fà?!) lingua di Menelik munito ha ordinato ai suoi sottoposti il piano di lavoro estivo: rimedi all'obesità (tutti a stecchetto popolo di chiattoni!), indicazioni per difendere gli anziani dal caldo (che sti rimbambiti solitamente hanno il brutto vizio d'indossare il cappotto di lana merinos anche a Ferragosto), italiani in vacanza (perché anche disoccupati e cassi integrati sanno come rilassarsi), la dieta del gelato (l'estate 2010 se la contenderanno il gusto "manovra" e quello malox) e le temperature che s'innalzano pericolosamente (non esistono più le mezze stagioni!). Poi Scodinzolini ha salutato tutti ed é andato a prendere Orfeo che si era già premunito con la scaletta di Costume e Società: servizi sui vip dalla Sardegna (schiattate in corpo voi che non potete permettervi nemmeno il condizionatore), Briatore con il piccirillo ( 'e figlie so' piezz 'e core), mille modi per preparare l'insalata di riso (ma non avvertite lo scuorno di usare ancora il condiriso), le vacanze dei politici (mmmm... il virile spettacolo di La Russa in pantaloncini, per non parlare di Capezzone che spacca il cocomero al falò).
Come dite i cani? Eh c'è Mediaset. No, no mica è un insulto nel senso che ne parlano Studio Aperto e TG4.. che poi scusate, ma perché Studio Aperto e Tg4 hanno qualcosa di giornalistico a parte gli iscritti all'Ordine?!
Comunque se televisivamente parlando abbiamo dovuto soffrire prima di godere di tanto ben di dio informativo, a livello di carta stampata invece non sono mancati picchi indimenticabili. La primavera, che in realtà non é mai arrivata, é stata invece foriera di news senza cui la nostra vita sarebbe stata più grama del solito. Un settore largamente dominato da due testate regionali come il Mattino e il Cormezz che hanno regalato delle chicche che a Cronaca Vera stanno ancora bestemmiando. L'infotainment come stile di vita. Il gossip come mantra. La cronaca rosa spacciata per giornalismo.
Per affetto comincio dal quotidiano di via Chiatamone che parte subito sparato con Massimo Giletti che afferma "Ho ripreso la Madonna con il telefonino" (11 aprile). Pochi giorni dopo (16 aprile) campeggia in bella evidenza la storia di Amanda che caduta dal videogioco si é provocata la lesione di un nervo che le provoca dai 10 orgasmi al giorno. Senza tralasciare le lacrime di Nina Senicar (chi?) e la lite tra Belen e Corona (27 aprile). Ma si vede che il quotidiano che fu di Matilde Serao nutre un debole nei confronti dell'argentina che a maggio merita una doppia menzione perché prima canta Heidi e balla la lap dance (20 maggio) e poi perché balla e mostra il seno (28 maggio). Olé!
Si sa che tra cugini c'è sempre una latente rivalità tesa a dimostrare chi é più bravo di chi. Così nel derby dell'inciucio i redattori del Cormezz dimostrano di saper tenere il passo. Non stupisce più di tanto quindi la trasformazione da Corriere a "Novella" del Mezzogiorno. Partono lenti i colleghi di San Nicola alla Dogana, ma come i migliori diesel carburano sulla lunga distanza regalando perle da premio Pulitzer. Quest'anno la festa della Liberazione sarà ricordata anche per le giuste preoccupazioni di Noemi che stavolta festeggia a Milano, ma spera ancora di farlo con "Papi" (25 aprile). Se a 18 anni si festeggia con Berlusconi a 19 la festa te la fa il chirurgo di famiglia che ha regalato a Noemi seno e labbra nuove (28 aprile). Non potevate vivere senza eh? Il mese di maggio che le nonne chiamavamo mariano per quelli del Corriere diventa noemiano. Gli exploit della biondina si moltiplicano e meritano gli onori della cronaca. L'immarcescibile Carlo Tarallo (per me un martire) parte con un'anteprima della festa di compleanno nella Milano più chic (5 maggio) e con la cronaca del party con la festeggiata tutta piume e tacco 12 (6 maggio). Una breve pausa con Cristina Buccino (chi?) che accusa D'Alessio Jr. di averla tradita più volte (12 maggio), per ritornare ad occuparsi di Noemi che precisa papi e Veronica non divorziarono per colpa mia (18 maggio). È tempo di new entry con Sarah Nile e Veronica (doppio chi?) che reciteranno in un corto lesbo-chic (19 maggio). Per la serie se non son perete non ne scriviamo. Non poteva mancare il sondaggione puntualmente ripreso dal Cormezz che interroga i lettori sulla bonta delle forme di una Noemi che risentita esclama guardatemi, vi sembro rifatta? (26 maggio). Ah, che primavera godereccia!
Reduce e incazzato per la truffa subita al concorsone critico la notizia del sondaggio sulla pagina Facebook del Cormezz lasciando un commento dove invito a scrivere meno "marchette" e a non occuparsi più di una tipa che a parte un master in troiologia non ha altri meriti. Risultato: commento cancellato e successiva mail del curatore del sito che mi rimprovera i contenuti lesivi del post. Sto ancora chiedendomi da quando la parola master sia diventata censurabile.
Vabbé, meno male che domani cominciano i Mondiali perché come cantava Little Tony nello spot dell'Adidas vado a Dubai, con Cannavaro (?).
'O fridd' nguoll...
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martedì 25 maggio 2010

Ci vorrebbe una guerra

Ci vorrebbe una guerra. Sul serio. Sì, ma non le scaramucce a cui ci hanno abituato ultimamente. No, qui si parla di uno di quei sani conflitti bellici di una volta. Cioè niente fiction modello Afghanistan buone solo per la reversibilità delle pensioni e le passerelle dei politici. Scommesse sulle due Coree? Naaaaa, solo scaramucce poi non dimenticate che ci sono i Mondiali di calcio per lo mezzo. Chi? Ah, Ahmadinejad. Seeee, ve lo raccomando il senza coglioni. Uno di quegli sborone da bar di paese che davanti al caffé corretto ad anice spara: "Megan Fox? Trombata due volte. Scarlett Johansson? Una porca esagerata ma adesso sta cagando il cazzo. Va a finire che devo cambiare la sim del cellulare". Con gli anziani intenti al tresette che prima alzano il sopracciglio sospettoso e poi se la ridono sotto i baffi, ché almeno c'è il sola col pizzetto a distrarci.
No, qui c'è bisogno di qualche vecchia volpe della geopolitica che convinca un priapico megapresidente ad annunciare al mondo che "Bisogna bombardare la Papuasia, perché nell'era delle democrazie compiute e delle libertà civili non si possono più tollerare siffatte azioni di cannibalismo". E no, mi spiace miei cari pensatori veteromarxisti pronti a puntare il dito contro gli speculatori della finanza. Vi state sbagliando (il che non è una novità...), perché qui si parla di oceani di sangue: braccia mozzate, gambe mutilate, teste rotolanti. Insomma, di sporcarsi le mani per davvero! Quindi, voi che centrate con la fatica? Non c'è spazio per la retorica del capitale. Niet. Anche se a ben vedere qualche risvolto economico lo si trova sempre. Eh sì, l'elenco è presto fatto: nuova linfa per l'industria, qualche milione di cristiani del Terzomondo che si leva dai coglioni - che la questione demografica è sempre lì minacciosa -, l'occupazione al Sud che riprende a salire che l'indigenza a noi ci fa schifo, il rafforzamento della coesione sociale. Mmmhhh, vediamo se dimentico qualcosa... ah sì, i giornalisti! Tu quoque... come se si potessero trascurare i paladini del diritto d'espressione, i cani da guardia e da compagnia del potere lesti a trasmettere primi piani di lacrime e singhiozzi, ma dimentichi delle bombe al fosforo. Intelligenti (i giornalisti o le bombe?). E last but not least qualche Ong pronta a sacrificarsi per le sorti degli antropofagi. Tranquilli, che qualche stradina di emergenza (questa arriva dopo...) si trova sempre.
Insomma, c'è bisogno del nemico comune contro cui coalizzarsi. La catarsi dello spirito e del portafoglio. Armiamoci e partite, miei prodi! L'afrore della morte mista alle feci dei cadaveri. Ah, tiempe belle 'e na vota quando i cadaveri in decomposizione erano l'humus di madre terra. Fate in fretta che la minaccia antropofaga pende sulle vostre teste. E se qualche aborigeno imparasse ad usare le intercettazioni? Che mondo sarebbe senza Nutella. E nel tubo catodico Mrs. Lovejoy strilla come un'aquila in menopausa: "I bambini?! Nessuno pensa ai bambiniiiiiiiiiii!". Stia buona, signora. I vocazionari stanno lì apposta.
Le prefiche di Stato a commuoversi per gli sguardi persi degli orfani e a dispensare vibratori per consolare le vedove. Taci il cannibale ti ascolta.
Mannaggia, lo sapevo che era colpa della Nuova Guinea... Condividi

martedì 18 maggio 2010

SchizoTv

Non bastava pazzo e schizofrenico, come già era. Non bastavano i loro mille spazi, le parole inutili e le frasi di circostanza. Servivano altre tribune ed altri spazi. Nella teoria del contamina tutto. Olimpiadi, Formula 1, rugby ed anche il calcio ovviamente. L'arraffa arraffa di spazi non si ferma, si cannibalizza tutto. Sanremo e Morgan, l'Isola dei Famosi e il Grande Fratello. E la speranza, neanche nascosta, di vederli Un giorno in Pretura.
Così lo scudetto nerazzurro tocca Afghanistan e ritorno. In un turbine di parole vacanti. Tutti contro tutti e poi di nuovo insieme. La sciarpa in una mano e la bomba nell'altra. Maledetto Siena e la missione di Pace. Pollici in bocca e diti in culo. Uno sguardo a Madrid e l'altro ad Atene, dalla Champions alla Bce. Il tritacarne e pensieri continua incessante il suo lavoro di annientamento e annullamento. Funziona: cristallizza e distrugge. Mentre dalla televisione di Stato mi annunciano il terzo miracolo di Fatima con tanto di ceralacca originale e poi un altro ancora. A morte i gay ed i laziali. A morte Totti e Balotelli. E poi ancora più giù. Fin quando niente, diventa meno di niente. E sei già passato al prossimo video, all'altra fotogallery. In colonna da Nassiryia a Corona-Belen. Dalla guerra di pace, dove muoiono a grappoli, a quella dei Roses. Da una testa fracassata a una tetta al vento. Niente conta veramente più di mezz'ora. Tranne la pubblicità, che dura e rimane. Così si risolve la crisi. Con il massaggio a Vin Diesel e con la telefonata del concreto che chiama Angelina e mette a posto i debiti. Una scopata in omaggio. Il Papi e la Secchiona. In versione hot.
Ti passa tutto sopra la testa. Non decidi e forse non vuoi neanche farlo. Hai delegato pensieri e parole, rinchiuso ad essere ingranaggio di un meccanismo che cade a pezzi. Che non puoi contribuire a cambiare, che non hai scelto. Frutto di imposizione e di schiavitù. Mentre fissi lo sguardo nella direzione opposta ti hanno già fottuto un'altra volta.
Ma tanto il campionato è finito. Ci sono i Mondiali e il terrorismo, la pace e i bikini ed i gelati che in estate fanno bene, come bere tanto e non uscire nelle ore più calde. La sicurezza e la sanità. Tutto deve andare avanti per poter restare fermo, o per fare l'ennesimo passo indietro. Discorsi da radical chic, perché l'ignoranza è un bene e pensare fa maledettamente male. O no. Magari finisci a fare lo schiavo di una stangona con le chiappe di marmo. E pensi: beh poteva andarmi peggio! E lo è già. Condividi

martedì 11 maggio 2010

Tortuga - Veracruz

Più passano gli anni e più Valerio Evangelisti si trasforma in re Mida. Tutto quello che scrive si traduce in record di vendite e ristampe (per la gioia dei contabili della Mondadori). Dopo aver creato il più complesso e intrigante personaggio della narrativa italiana degli ultimi vent'anni (il suo inquisitore Nicolas Eymerich regge il confronto soltanto con Dylan Dog), Evangelisti si è prima cimentato - in maniera eccellente - con la storia contemporanea del Messico e di recente con una "diade" piratesca. Avviso ai naviganti (notate la finezza, please): scordatevi i noiosi personaggi senza macchia di salgariana memoria e pure i nobili ma ingenuotti avventurieri à la Stevenson. Non c'è posto per la morale, nè per i buoni sentimenti sui brigantini che solcano il mar dei Sargassi, ma - come diceva il sempre troppo sottovalutato Thomas Prostata - solo "sangue e merda".
Tortuga e Veracruz (sequel e prequel, ma Tortuga è uscito un anno prima) sono la versione 2.0 dei Pirati dei Caraibi. Tra le mani del capitano de Grammont il clownesco Jack Sparrow verrebbe prima sodomizzato dai mozzi tredicenni e poi gettato in pasto agli squali. Con buona pace di Johnny Depp e della Disney. L'unica legge a cui obbediscono gli uomini della Filibusta è l'etica dei Fratelli della Costa, un insieme di consuetudini e tradizioni che servono a tenere un minimo d'ordine in una società governata dal caos dove la parola gerarchia viene vista come la peste.
Evangelisti - come al suo solito - è un maestro nel mescolare sapientemente romanzo storico con la letteratura di genere e nel ricreare con certosina accuratezza le atmosfere e gli scenari in cui si muovono i personaggi cui dà vita. Sullo sfondo suggestivo dei Caraibi figure storiche realmente esistite e personaggi inventati trascinano le proprie esistenze dannate. Sì, perchè non c'è redenzione tra i pirati guidati da de Grammont e Lorencillo ma spazio solo per rum, puttane e denaro. Così come non si può rimanere indifferenti davanti alla contrapposizione tra gli splendori di una natura incantevole e la cinica violenza portata da uomini che contaminano luoghi paradisiaci a furia di bestemmie e omicidi. E non si può nemmeno non notare che nell'immagine delle scatenate masnade che a colpi di grapppino abbordano lenti e opulenti galeoni spagnoli si racchiude la metafora di un capitalismo selvaggio destinato a prendere il sopravvento perchè così vuole la legge del più forte. Le ciurme piratesche vivono nel presente e per il presente, il domani è roba da borghesi sfatti e obesi. "We want it all and we want it right now" e chissenefrega delle conseguenze.
In Tortuga assistiamo alle disavventure del povero (ma non tanto...) nostromo Rogerio do Campos - ex gesuita dagli oscuri trascorsi - che all'inizio del romanzo viene risparmiato dal capitano Lorencillo in virtù delle sue conoscenze marinaresche. Una volta arruolato a forza sul Neptune, Rogerio inizia un'inesorabile discesa verso gli inferi accompagnato di volta in volta da vari "virgili". A bordo del brigantino s'imbatte nel medico di bordo Raveneau de Lussan che lo inizia agli usi della pirateria. Inizialmente Rogerio rifiuta la Weltanschauung dei Fratelli della Costa, ma poi man mano ne viene conquistato dall'ideale di potenza. Dopo una serie di peripezie passa al servizio del capitano de Grammont, mitico conquistatore di Veracruz, e qui fa la conoscenza dell'altro medico Exquemeling che invece nutre ancora qualche parvenza di cristiana pietà. In un'escalation di crudeltà gratuite e azioni al limite del macabro il protagonista della storia trova anche modo d'innamorarsi di una schiava dalla pelle d'ebano, ma dopo la spedizione di Campeche qualcosa si rompe e...
In Veracruz - in realtà primo capitolo della saga - Evangelisti racconta il ratto di Veracruz (allora capitale del Messico o Nuova Spagna) attraverso gli occhi di Hubert Macary, ufficiale in seconda prima agli ordini di Lorencillo e poi di de Grammont, che in Tortuga ha un ruolo minore. Un prequel avvincente che si avvale anche della presenza di una dark lady venezuelana, la sensualissima Gabriela Junot Vergara che - inutile sottolineare - con il suo fascino porterà lo scompiglio sui velieri. Nel corso della storia emergono le prime crepe tra i pirati e la corona francese, attriti che porteranno inevitabilmente al declino della pirateria ma che alimenteranno il mito di figure come Lorencillo e de Grammont. Condividi

martedì 4 maggio 2010

Scajola e l'arte dell'autodifesa (ovvero, riassunto semantico di un ministro dei giorni nostri)

Poniamo il caso che il sottoscritto non sia un moroso (per pigrizia) dell'Ordine dei Giornalisti, ma un semplice osservatore critico della realtà e medio lettore di giornali. Facciamo che un giorno, dando una sbirciata nei siti dei due principali quotidiani italiani (Gazzetta dello sport esclusa) mi imbatta per la prima volta in questa notizia: La resa di Scajola: "Mi dimetto per potermi difendere".
Bene, a questa assurda ipotesi voglio aggiungerci che non so chi sia Antonio Claudio Scajola, che non ricordo nulla del G8 di Genova e che mi serve immediatamente un aggiornamento per approfondire, un minimo, il personaggio. Lo faccio con wikipedia, che non è la Bibbia ma un punto di partenza, e vengo subito a conoscenza del fatto che, il nostro, è l'attuale Ministro dello Sviluppo Economico.
Ma, cazzo, si dimette! E, ari-cazzo, c'è il video in cui annuncia le sue dimissioni alla stampa!
Potenza della rete... E vediamolo il video così capiamo tutto.
E' in pratica una conferenza stampa. E nelle immagini si vede una sala piena di giornalisti, fotografi, cameramen... Wow!!!
Ecco che ne viene fuori:

"Sto vivendo da 10 giorni una situazione di grande sofferenza"
Mamma mia... poverino... Sembra quasi un deja-vù...

"Sono al centro di una campagna mediatica senza precedenti... su un'inchiesta nella quale non sono indagato"
Ehhh? Che vuol dire? I media parlano (e se vogliamo criticano) un Ministro e scrivono di inchieste della magistratura? E quindi?

"e mi ritrovo a inseguire le rassegne stampa sulla tv per capire di cosa si parla".
Ma perché i giornali non li sai leggere?

"Ho imparato che la politica dà sofferenze. So che tutti hanno grandi sofferenze e non voglio che nessuno pensi che solo io sto soffrendo".
Qui inizio a pensare che il discorso sia stato sovrascritto su un foglio trovato in casa, già usato e preso a caso tra i temini dimenticati dal figlio della colf cambogiana che ogni giorno "rassetta" casa Scajola. E qui e là ci scappa una riga del precedente componimento.

"Certo è che mi trovo quotidianamente esposto a ricostruzioni giornalistiche di cui non conosco il contenuto e che sono contraddittorie tra di loro: con ricostruzioni contraddittorie".
Il piccolo Claudio è veramente confuso. Osserva resoconti di ogni genere su di lui e alla fine... non ha capito nulla! Alcuni dicono cose giuste su lui, altri cose sbagliate. E lui, il protagonista, non capisce chi ha ragione!

"In questa situazione che non auguro a nessuno, io mi devo difendere".
Bhè... è evidente! Fossi in te comincerei a temere anche di me stesso!

"Per farlo non posso continuare a fare il Ministro come ho fatto in questi due anni. Su questo anche voi (i giornalisti?) siete buoni testimoni"
Ehh... Claudio... non so proprio come dirtelo... ma come testimoni sarà difficile chiamare dei giornalisti... vista la gogna mediatica che ti sembra di avere al collo...

"Ho fatto il ministro senza mai risparmiarmi, ho dedicato tutte le mie energie, tutto il mio tempo, commettendo sbagli ma sicuramente pensando di fare il bene".
Claudiè forse se la smetti qui è meglio... Ja stai già suscitando un filo di pena in ognuno dei presenti... e anche io che sto davanti a uno schermo mi sto intristendo non poco...

"Ho avuto in questi giorni attestati di stima dal Premier Berlusconi, al quale sono legato da un affetto profondo, da lui ricambiato. E anche dal Governo, dalla maggioranza, dal Pdl. Ma voglio riconoscere un atteggiamento responsabile dell'opposizione".
Si Claudio sei bravo... ti vogliamo tutti bene...

"Ma questa campagna mediatica deve darmi la possibilità di poter capire".
Braaaaaaavo! Lo vedi che quando ti ci metti... ce la puoi fare Claudiè

"E una cosa l'ho capita: un Ministro non può sospettare di abitare in un casa pagata in parte da altri".
Alt! Claudio, cazzo stai dicendo? Stai per caso vivendo in una comunità di hippy? Che fai, la sera torni a casa e ti travesti come l'indiano dei Village People e giochi a Hotel sotto acido?

"Se dovessi acclarare che la mia abitazione, nella quale vivo a Roma, fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l'annullamento del contratto di compravendita".
E ci mancava solo che aggiungevi l'imitazione di Totò mentre dice "come voi ben sapete".

"Non potrei come Ministro abitare in una abitazione in parte pagata da altri".
Ma ti hanno pagato casa a tua insaputa? Uà che culo! Uagliù comunque se passi da Napoli e non sai dove andare... io una coperta e un materasso te li apparo.

"Questa è la motivazione principale e più forte che mi spinge a dimettermi da Ministro convinto di essere estraneo a questa vicenda, sicuro che sarà dimostrato...
(Cosa?)
...Ma è anche certo che siccome considero la politica un'arte con la P maiuscola, bisogna essere in regola e non avere sospetti.
(Al massimo non essere sospettati?!)
Per cui sono convinto che le mie dimissioni potranno permettere al Governo di andare avanti nel lavoro importantissimo che anche io avevo contribuito a svolgere per far crescere l'Italia".
Bene Claudio, mi sa che è abbastanza. Adesso ti prego vai e, se puoi, non farti vedere mai più...

E fuori onda... dalla platea, c'è il commento più chiaro e definitivo a tutto questo.
"Ministro ma non risponde a due domande? Ma è una conferenza stampa questa? Non è normale che un Ministro se ne vada senza rispondere alla domande!"
E on line il deja-vù è completo.


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mercoledì 21 aprile 2010

In Viaggio con Erodoto

Con i libri di Ryszard Kapuscinski ho avuto un rapporto fatto di ammirate distanze e incontri fugaci come due compagni di letto gelosi del proprio tempo. Per un po' ci siamo annusati, spesso incontrati ma mai presi sul serio, altre volte iniziato una storia poi lasciata morire per disinteresse reciproco. Non stavolta però. Così dopo la sbornia di Ellroy era tempo di staccare la spina e tra un Baricco lì ad ammuffre (un regalo mai restituito) e il giornalista polacco - che mi cercava con lo sguardo dalla mensola - non c'è stata storia. Baricco può continuare a mangiare polvere.
"In viaggio con Erodoto" è una piccola perla. Un romanzo sull'idea di viaggio e sulle scarpe. Sì, perchè non si può far a meno di notare le calzature consunte della copertina e pensare alle immense distanze percorse dallo scrittore-giornalista nella sua vita di inviato.
Tutto comincia nel dopoguerra all'università di Varsavia, lì Kapuscinski si appassiona alla figura di Erodoto e nel suo libro le "Storie" del greco di Alicarnasso diventano il pretesto per raccontare le sue prime esperienze come inviato dall'estero. Come in un episodio di Lost, Kapuscinski mescola flashback e flashforward con la sapienza di chi ha fatto del racconto un'arte. Così per esempio dalla rigidità della Cina maoista si viene catapultati alla sfarzosa corte dei grandi sovrani persiani senza accusare il salto temporale. Erodoto per Kapuscinski è il primo vero cronista della Storia, così come per chi aspira a diventare giornalista Kapuscinski rappresenta l'ideal-tipo del reporter moderno.
Si sorride quando, deciso a diventare corrispondente dall'estero, il neolaureato Ryszard viene spedito in India per il suo primo viaggio fuori dai confini del patto di Varsavia. In meno di una settimana subisce una tempesta di cortocircuiti emozionali che il lettore vive e patisce con lui. L'impatto con i negozi italiani "sempre pieni e con i commessi mai seduti" e poi successivamente con la realtà di Calcutta dove, in quanto Occidentale, veniva considerato alla stregua di una personalità di rilievo e dove la sua ideologia collettivista si scontra con i dettami della società castale lo segnano nel profondo facendolo sentire inadeguato e impacciato come quando nel suo completo grigio comunista passeggia per le vie di Roma. Sono pagine solo all'apparenza di una comicità involontaria perché più a fondo riflettono l'infinita varietà del mondo e mostrano che con uno sforzo di comprensione le culture "altre" non rimangono più universi estranei. Le distanze possono essere colmate, ma bisogna conoscere il proprio vicino e non aver paura di avvicinarsi alle sue tradizioni ed esperienze. Annullare i pregiudizi che ognuno di noi si porta dietro e rimanere obiettivi quando si raccontano ad altri gli eventi che abbiamo vissuto. Questa la lezione di Erodoto che Kapuscinski fa sua. Una regola di vita in apparenza scontata, vero? Ma allora perché suona tanto stonata nella società contemporanea? E non mi riferisco solo al mondo dell'informazione. Sia Erodoto che Kapuscinski si aprono alla realtà circostante con facilità dimostrando un'elasticità mentale che alcuni non riuscirebbero a raggiungere nemmeno in sette vite. Sempre pronti ad accogliere la diversità, non innalzano muri né erigono barriere perché sanno che c'è sempre qualcosa da imparare da ciò che non si conosce. L'ignoto non é più tale e non fa più paura se si guarda con l'occhio del rispetto.
Erodoto e Kapuscinksi due viaggiatori globali di cui si avverte la mancanza nel mondo d'oggi. Condividi

sabato 27 marzo 2010

Il Sangue é Randagio

Ci sono libri che non dovrebbero mai giungere al termine per quanto sono belli. Romanzi che con l'ultima pagina lasciano dentro un senso di amarezza e vuoto. Quasi come se portassero via con sé un pezzettino di anima. Come il distacco che suscita l'addio di un buon amico. E' quello che succede ogni volta che leggo un'opera di James Ellroy. Maledetto. Lui e i personaggi a cui mi fa affezionare.
Non so se sia il migliore scrittore vivente, di certo é quello che mi emoziona di più. Aprire un suo romanzo é varcare una dimensione "altra" dove le urla dei vicini non infastidiscono perché rumore di fondo mentre il trillo insistito del cellulare diventa un optional procrastinabile.
Il Sangue é Randagio, capitolo conclusivo della trilogia della "underground american history" cominciata con American Tabloid (1995) e proseguita con Sei Pezzi da Mille (2001), é stato una fedele appendice per quasi due settimane. Un'appendice di quasi novecento pagine che mi seguiva dovunque. O meglio perseguitava, perché quando non me la portavo appresso ne avvertivo la mancanza interrogandomi sulle mosse dei protagonisti o su come era stato scritto un particolare passaggio. Immerso fino al midollo nello stato ellroiano il resto poteva anche andare in malora. Assuefazione. Patologia allo stato puro.
Recensire Ellroy? 'Na parola. Shakerate due capolavori come Born to Run di Springsteen e The Joshua Tree degli U2 e forse otterete qualcosa di simile. Ma vagamente. Oppure guardate uno qualsiasi dei film di Kubrick e provate a criticarlo. Impossibile eh..?
La storia segreta d'America, la contro-storia o la storia parallela - appiccicate la definizione che più vi aggrada - scritta da questo dannato figlio di puttana losangelino é un'opera d'arte senza pari. Monumentale. Punto.
Brevemente. In American Tabloid si parte dalle origini del gangsterismo italo-americano fino all'assassinio del presidente Kennedy. Nel mezzo la crisi di Cuba e i ritratti in chiaroscuro di controverse personalità dell'America contemporanea come il padre-padrone dell'FBI J.Edgar Hoover, il paranoico tycoon Howard Hughes e il disgustoso Jimmy Hoffa. Segue Sei Pezzi da Mille che prende le mosse dai fatti di Dallas e termina con gli omicidi di Bobby Kennedy e Martin Luther King. Il Vietnam, il '68 e il boom di Las Vegas fanno da cornice a nuovi protagonisti che si muovono nella Storia (notate la S maiuscola, please) con la consapevolezza di chi non sa che farsene della mitologia dell'I Have a Dream. Noi sulla redenzione ci sputiamo sopra.
Ne Il Sangue é Randagio, invece, il Vietnam diventa solo una eco sorda soppiantata dalla mitopoietica della rivoluzione, perché la scena é tutta del movimento hippy e dei contestatori. Spazio così alle Black Panthers e ai mistici della cospirazione, largo alle istanze terzomondiste e all'elezione di Nixon con l'ombra del Watergate che si staglia all'orizzonte.
Ah Ellroy, Ellroy, Ellroy - sospiro... - darei una cornea per scrivere come te, brutto bastardo pelato. Avere l'abilità di creare gli stessi colpi di scena - spietati come cazzotti al basso ventre - per poi andare alla deriva e perdermi nella moltitudine delle microstorie che costellano l'universo parallelo di uno scrittore che si fa beffe di quanti lo definiscono genio.
Giudizio? Che banalità... CAPOLAVORO!

ps. un ultimo pensiero a quanti potranno leggere la trilogia americana tutta d'un fiato: vi invidio... Condividi

mercoledì 10 marzo 2010

Riflessioni spirituali

Questa conversazione è liberamente tratta dalla mia testa. Se qualcuno si dovesse sentire offeso è libero di farlo e contestualmente di andarsene a fanculo...
Intercettazione ambientale su richiesta del Dirittore - Note RISERVATA - DISTRUGGERLA PREVIA LETTURA. Gli intercettati sono Padre Fausto "Black & Decker" Gabrielli e Luigi Fedele.

LF: Padre, cosa posso fare per piacere a Dio?
PG: Ma semplice figliolo, mettiti a pecora!
LF: Come a pecora, padre? Nel senso che devo entrare a far parte del gregge dell'Onnipotente che pascola sui verdi prati dell'amore?
PG: No, quello si chiama Lsd. E' un'altra cosa. Tu ti devi mettere proprio a pecora, a spont e liett, a 90°. Hai capito?
LF: Padre, ma lei vuole abusare di me? Ma è peccato! Mortale!
PG: No, ma quale peccato. E' una specie di benedizione, ti ungo con l'olio santo di Nostrosignore...
LF: No, io certe cose non le faccio. Poi sono anche fidanzato!!!
PG: Meglio, facciamo una benedizione di gruppo. Così anche la tua fidanzata può entrare a far parte del gregge...
LF: No, padre, insisto. Ma poi lei ha più di 60 anni, non è più in grado di fare certe cose
PG: Tu non ti preoccupare. Io vado dallo stesso medico di un mio amico. C'ha più di 70 anni e si scopa la meglio gioventù.
LF: E cosa promette l'ingresso nel regno dei cieli?
PG: Non quello a Domenica Cinque e poi a Montecitorio, ma questa è un'altra storia.
LF: Ma poi padre, io so che a voi preti vi piacciono i bambini. Quelli nei cori, nelle vostre scuole, quelli che poi non diranno mai niente.
PG: Sì, questo è vero. La nostra regola prevede una fascia d'età inferiore ai 16 anni. Lo dice il regolamento interno, però ogni tanto faccio uno strappo alla regola. Così per cambiare un po'. Già l'ho fatto in tutti i luoghi e in tutti i laghi!
LF: Padre, ma io sono venuto qui per un consiglio spirituale, mica per farmi inculare. Per quello aspetto le elezioni....
PG: Quindi non si fa niente?
LF: No, assolutamente, no.
PG: E allora dimmi che cazzo sei venuto a fare? E fai presto che c'ho mio figlio che mi aspetta.
LF: Vede, io sto affrontando un momento di difficoltà. Sono caduto in tentazione. MI SONO DROGATO!
PG: Mo pure tu, con sta mania di confessare. L'importante è che non vai a Sanremo!
LF: Perché potrei dare il cattivo esempio?
PG: No, perché ci stanno Pupo ed Emanuele Filiberto. E quello, figlio mio, è un tunnel da cui non si esce mai!!!
LF: Sto passando un brutto momento, il lavoro non va bene. Forse la mia banca non mi rinnoverà il contratto.
PG: SIONISTI!!!
LF: Che?
PG: No, scusa stavo pensando ad un'altra cosa.
LF: Allora, cosa devo fare? Rifugiarmi in Dio?
PG: Si, è così fai la fine mia. Che per pagare il motorino a mio figlio, ho dovuto rubare le offerte di tutto il mese...No, tu dovresti diventare un manager.
LF: Eh, padre, un manager, io non sono capace. Quelli sono pure super raccomandati. Io come faccio?
PG: Il fatto è che tu c'hai sto problema che non vuoi metterti a pecora. Se ti fai "aiutare" da qualcuno d'importante. Ci stanno un paio di tedeschi tra i miei superiori che non vogliono sapere niente. Per una chiantella, ti danno l'appalto per restaurare la Cappella Sistina. L'ho sempre detto, i tedeschi, grande razza. Non come i SIONISTI!!!
LF: Praticamente non c'è altra soluzione?
PG: No, figlio mio. Purtroppo pesce grande infila buco povero. Questa è la regola.
LF: Ma Gesù ci ha imparato ad amare, a rispettare gli altri, a considerare l'altro come un fratello!!!
PG: Ed hai visto che fine ha fatto??? Guarda a Barabba, ci aveva gli agganci giusti. Decretino ad hoc e via!
LF: Quindi?
PG: Devi cambiare strada. Quella che porta alla Vita Eterna sta sulla Salaria.
LF: Sulla Salaria?
PG: Due zoccole, un paio di minorenni, un parente in Calabria. E fra due anni fai il presidente della Telecom.
LF: Ma io mica sono capace di fare il presidente della Telecom!
PG: Perché quelli che ci stanno adesso so capaci?
LF: No, in effetti, no. Ma io ora le idee più confuse di prima.
PG: Tu sei fortunato.
LF: Perchè?
PG: Sei negro?
LF: No
PG: Musulmano?
LF: No
PG: Comunista?
LF: Beh...
PG: Dici no, ti conviene!
LF: No
PG: Frocio?
LF: No
PG: Peccato! Operaio?
LF: No
PG: Laureato?
LF: No
PG: Vedi che sei fortunato. Certo non potrai vincere il Grande Fratello, dovresti avere almeno qualche menomazione fisica o mentale, una zia puttana, un papà culattone, un cambio di sesso...Però hai ancora tutte le strade aperte davanti a te, mal che vada ti fai prete.
LF: Ma le ho detto che sono fidanzato!
PG: E che fa? Pure io so fidanzato. PORCO DIO! Ho fatto tardi, devo andare da mio figlio.
LF: Padre, ma lei ha bestemmiato!
PG: Ho detto ZIO non DIO. E poi che fa non faccio nè il calciatore nè i reality.
LF: Ah, vabbè!!!
PG: Sicuro che non ti vuoi fare neanche una sveltina?
LF: Sicuro, casomai la prossima volta.
PG: Bravo, ti metto in agenda. Domani ho spazio tra un 12enne cingalese e una bella romena di 14 anni.
LF: No, padre. Facciamo la prossima settimana. Mi vado a mangiare un panino.
PG: Bravo, vedi che cominci a capire!!!

Tutti abbiamo udito la donnetta che dice:
"oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda."
poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo:
è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz'anima,
senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente,
solo un ...bastone, e ti chiedi come avran fatto
a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa.

Per l'ultima citazione (Bukowski) ringrazio gli amici dello Yawp
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