giovedì 10 dicembre 2009

L'istituto giuridico della verità

Stragi di stato e digitale terrestre, giudici assassinati e Grande Fratello, pillola abortiva e immigrazione. Siamo già fuori tempo massimo e non ce ne accorgiamo. Prendi la prima pagina di un qualsiasi giornale e ti accorgi che nel Bel Paese, anche un bambino di 6 anni conosce il significato della parola “prescrizione”. Poi ci sono gli studenti di Giurisprudenza che con un riflesso quasi pavloviano ci mettono sempre dietro “e decadenza”, ma quello serve solo a ricordarsi di aver superato Diritto Privato. Su quel giornale invece, forse finito di scrivere a tarda sera grazie al gran lavoro di menti pensanti, non sono tanto le notizie a essere vecchie. Quelle dichiarazioni, quelle analisi, quelle domande, sono freschissime. Si difendono, ad armi impari, dalla concorrenza della rete. No, non è quello. E’ la verità in questo Paese che è ridicolmente “prescritta”.

Quando la studi, capisci che la questione principale per capire il concetto della prescrizione, è che “a distanza di molto tempo dal fatto, viene meno sia l’interesse dello Stato a punire, sia la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo”. Interesse e necessità, parole non a caso.

Ed è lo stato in cui versa oggi la realtà della Repubblica (intesa come cosa di tutti, non come giornale) che può tecnicamente dirsi prescritto.

Ogni giorno parliamo di cose che non ci interessano più, di argomenti che non ci appassionano, di beghe in cui andiamo a cercare il pruriginoso più che il senso. Perché al senso, forse, ci siamo disabituati. Abbiamo un telecomando e invece di usarlo per cercare un programma che ci piace, lo usiamo perché amiamo premere i suoi tasti e cambiare canale.

RaiUno - Dell’Utri va a Porta a Porta, sostiene di essere una persona per bene, che non ha mai fatto nulla di illecito e che la sua condanna di primo grado è tale perché i giudici hanno accolto l’ipotesi dell’accusa: non c’è nulla di riscontrabile. L’unica certezza è che ha conosciuto Mangano e che Spatuzza, un mafioso che lo tira in ballo, non può provare nulla. Graviano, Santapaola, Riina… hanno fatto male, erano gente di merda, ma lui non li conosce.

E io credo a quello che dice! Si, ci voglio credere, che me ne frega? Sono quasi tutti morti! E’ passata una vita. Falcone e Borsellino sono morti, li hanno uccisi. E intanto Dell’Utri, o meglio il SENATORE Dell’Utri (perché anche se restassi io nel dubbio su di lui, lui sarebbe comunque un senatore della mia Repubblica; e scusate se senatore non l’ho scritto con la S maiuscola, ndr) ha fatto cose, ha contibuito a fondare Forza Italia, ha fatto eleggere per ben 3 volte il suo “sovrapposto” (con dedica a Cenz1), ha fondato lui direttamente i Circoli Azzurri, quelli per i giovani. Sono passati quasi 20 anni e parliamo di mafiosi morti. Non ce lo possono dire dall’aldilà che Dell’Utri è diverso da come vuole apparire. Può dire tutto ormai Dell’Utri e anche se si riuscisse a ricostruire perfettamente ogni dinamica e ogni responsabilità di quegli anni e di quegli eventi, ormai è tardi. Se delinqueva 20 anni fa, lo ha continuato a fare per tutti questi ultimi venti anni. Non serve prescrivere il processo a Dell’Utri, serve prescrivere Dell’Utri.

RaiDue – “Comprate tutti il digitale terrestre, perché altrimenti sparisce la tivvù”.

Vabbè abbiamo risolto così tutti i problemi sulla posizione dominante del presidente del consiglio evitando pure le multe europee per Rete4. Tutti adesso si possono procurare un pochino di pubblicità e fare la propria tivvù, per il loro microsegmento di mercato, che ne sarà ben contento.

Ma se uno la tivvù la vede già sul proprio computer, non ci viene il sospetto che questo digitale terrestre sia in realtà come E.T. che però non se n’è mai tornato a casa? Invecchiato! La tecnologia ha scoperto che una quantità di dati infinita può viaggiare in un cavo e noi spariamo ancora frequenze nel cielo? Con le antenne?

No, è ufficiale, noi abbiamo un gusto retrò. Anche se regalassero auto bellissime che vanno a idrogeno e che possiamo fare camminare con un pieno d’aria, noi ci terremmo comunque la nostra Regata, classe ’88, che consuma come un’ossessa.

E poi, sugli altri canali, parliamo di Piazza Fontana, delle gravidanze abortite, della strage di Ustica, del leghista razzista e del Papa che si preoccupa del futuro dei giovani. Si, abbiamo voglia di ricordare quanto ci ingrippammo, in quegli anni, a capire chi aveva messo quella bomba in quella banca. Dobbiamo esprimere la nostra idea sulle prospettive etiche di un ovulo fecondato. Dobbiamo sentircelo dire che ci sono persone razziste in questo Paese e ce lo possiamo dimenticare che non è il colore della pelle a fare di un uomo uno straniero.


E in tutto questo non ci accorgiamo che, non solo abbiamo perso l’interesse nella verità, ma ormai non c’è neanche più la necessità del nostro reinserimento sociale.

La realtà sta cadendo in prescrizione e noi siamo i giudici che passeranno al prossimo caso, in attesa della prossima prescrizione.

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