martedì 24 novembre 2009

Angelino rischia la bocciatura!

La fine del primo quadrimestre è ancora lontana, ma nella “III C” di Montecitorio c’è già stato anche il secondo giro di compiti in classe e in casa Alfano già si teme: il rischio che il piccolo Angelino possa perdere l’anno è evidente. Nonostante durante le interrogazioni alla cattedra, lo spilungone agrigentino, abbia tratto profitto da un discreto italiano (l’uso di “vertenza”, “articolo-due-comma-tre-bis” e “non mi interrompa” non conta, almeno non sbaglia i congiuntivi), i voti portati a casa in alcune materie sono drammatici e mamma Alfano è già in apprensione.

Dopo il 3 rimediato, nel mese di ottobre, al compito di Diritto (“bislacco” fu il giudizio che il Prof. diede di quel suo tema in cui sosteneva di poter rendere quattro alte cariche dello Stato superiori al principio di uguaglianza) e il 4-- ricevuto al corso di Giornalismo (quando destò l’attenzione dei compagni di classe sostenendo di poter mandare in galera chiunque scrivesse due righe su un’intercettazione), anche il 5 concessogli dalla Prof. di Educazione Civica (quando ha affernato che “Cucchi non doveva morire”) lascia poco spazio all’ottimismo. La doccia gelata però è arrivata il pomeriggio del consiglio di classe dalla “III C”.

Ora, siccome la riforma Gelmini ha introdotto la sperimentazioni di consigli di classe aperti anche agli studenti, oltre che a genitori e docenti, occorre dire che Angelino è stato chiamato in causa dopo un diverbio tra la professoressa Consiglio Superior (un’argentina di seconda generazione, laureata di matematica) e proprio mamma Alfano. La discussione era sulle capacità matematiche di Angelino e sulla sua totale ignoranza in materia di statistica. E ad aggravare il tutto (e accendere gli animi) ci si mise anche il richiamo della Prof. perché un giorno Angelino si era presentato in aula “fumato” e aveva cominciato a urlare che “la legge ex-Cirielli (quella che abbreviava già i termini di prescrizione) aveva apportato più benefici che danni al sistema giudiziario”.

Angelino si difese come poteva, ma a tagliare le corna al toro giunse il bidello che portò la videocassetta di quella mattinata in classe. La domanda della prof. Superior era semplice: “Come calcoliamo l’impatto sui processi della nuova riforma?” Nella risposta del piccolo Alfano ci furono tutti i motivi del lapidario commento della Prof. (che segue).

Dopo la giustificazione che la legge sul “processo breve” (ddl 1180) era stato depositato appena il 2 novembre (quindi 2 settimane e mezzo prima), e che quindi neanche la II Commissione permanente ne aveva cominciato lo studio, e dopo aver precisato che l’indagine statistica è stata fatta solo “a campione” (?), puntuale è arrivato lo scivolone matematico dei risultati della suddetta indagine fatta nei tribunali. Ecco il calcolo di Angelino:

Processi in 1° Grado: 391mila917, di cui 94mila già oltre i due anni, pari al 24% (quindi già automaticamente prescritti). Da quelli che restano (quindi 297mila) vanno sottratti i recidivi (a cui non si applica la velocizzazione obbligatoria del processo a pena di prescrizione) che sono il 45%. Quindi la legge si applica a (297 – 45%) 163mila processi, a seconda delle eccezioni (che poi come lui stesso ammette “sono rilevanti”).

In ragione di questo calcolo la tesi è che: “senza pretese di assolutezza, si può stimare che all’esito delle modalità concrete di applicazione del decreto, i procedimenti che si prescriveranno saranno contenuti in una percentuale collocata nell’intorno dell’1% del totale dei procedimenti penali pendenti ad oggi, senza calcolare l’incidenza delle assoluzioni!!!

La Prof. non ebbe dubbi: “Alfano… due!”.


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