sabato 27 marzo 2010

Il Sangue é Randagio

Ci sono libri che non dovrebbero mai giungere al termine per quanto sono belli. Romanzi che con l'ultima pagina lasciano dentro un senso di amarezza e vuoto. Quasi come se portassero via con sé un pezzettino di anima. Come il distacco che suscita l'addio di un buon amico. E' quello che succede ogni volta che leggo un'opera di James Ellroy. Maledetto. Lui e i personaggi a cui mi fa affezionare.
Non so se sia il migliore scrittore vivente, di certo é quello che mi emoziona di più. Aprire un suo romanzo é varcare una dimensione "altra" dove le urla dei vicini non infastidiscono perché rumore di fondo mentre il trillo insistito del cellulare diventa un optional procrastinabile.
Il Sangue é Randagio, capitolo conclusivo della trilogia della "underground american history" cominciata con American Tabloid (1995) e proseguita con Sei Pezzi da Mille (2001), é stato una fedele appendice per quasi due settimane. Un'appendice di quasi novecento pagine che mi seguiva dovunque. O meglio perseguitava, perché quando non me la portavo appresso ne avvertivo la mancanza interrogandomi sulle mosse dei protagonisti o su come era stato scritto un particolare passaggio. Immerso fino al midollo nello stato ellroiano il resto poteva anche andare in malora. Assuefazione. Patologia allo stato puro.
Recensire Ellroy? 'Na parola. Shakerate due capolavori come Born to Run di Springsteen e The Joshua Tree degli U2 e forse otterete qualcosa di simile. Ma vagamente. Oppure guardate uno qualsiasi dei film di Kubrick e provate a criticarlo. Impossibile eh..?
La storia segreta d'America, la contro-storia o la storia parallela - appiccicate la definizione che più vi aggrada - scritta da questo dannato figlio di puttana losangelino é un'opera d'arte senza pari. Monumentale. Punto.
Brevemente. In American Tabloid si parte dalle origini del gangsterismo italo-americano fino all'assassinio del presidente Kennedy. Nel mezzo la crisi di Cuba e i ritratti in chiaroscuro di controverse personalità dell'America contemporanea come il padre-padrone dell'FBI J.Edgar Hoover, il paranoico tycoon Howard Hughes e il disgustoso Jimmy Hoffa. Segue Sei Pezzi da Mille che prende le mosse dai fatti di Dallas e termina con gli omicidi di Bobby Kennedy e Martin Luther King. Il Vietnam, il '68 e il boom di Las Vegas fanno da cornice a nuovi protagonisti che si muovono nella Storia (notate la S maiuscola, please) con la consapevolezza di chi non sa che farsene della mitologia dell'I Have a Dream. Noi sulla redenzione ci sputiamo sopra.
Ne Il Sangue é Randagio, invece, il Vietnam diventa solo una eco sorda soppiantata dalla mitopoietica della rivoluzione, perché la scena é tutta del movimento hippy e dei contestatori. Spazio così alle Black Panthers e ai mistici della cospirazione, largo alle istanze terzomondiste e all'elezione di Nixon con l'ombra del Watergate che si staglia all'orizzonte.
Ah Ellroy, Ellroy, Ellroy - sospiro... - darei una cornea per scrivere come te, brutto bastardo pelato. Avere l'abilità di creare gli stessi colpi di scena - spietati come cazzotti al basso ventre - per poi andare alla deriva e perdermi nella moltitudine delle microstorie che costellano l'universo parallelo di uno scrittore che si fa beffe di quanti lo definiscono genio.
Giudizio? Che banalità... CAPOLAVORO!

ps. un ultimo pensiero a quanti potranno leggere la trilogia americana tutta d'un fiato: vi invidio... Condividi

Nessun commento:

Posta un commento