sabato 6 marzo 2010

La Scopa del Sistema

Nella mia carriera di lettore è capitato spesso d'imbattermi in romanzi che ho recensito con un emblematico "mah...". In genere quei libri osannati da chi pretendeva di saperne più di me e che diventavano per il solo diritto di esistere dei must da approfondire assolutamente. Così un po' per evitare figuracce e un po' perché - purtroppo - la formazione intellettuale non si ottiene per decreto interpretativo abbuffavo gli scaffali della libreria di tomi che in teoria avrebbero dovuto cambiare o stravolgere la mia vita. Come se un romanzo fosse una schedina vincente del uìnforlaif.
Ad ogni modo il bluff era presto svelato, perché per esempio chi é che non ha avuto i coglioni frantumati da Siddharta durante gli anni delle superiori?
He he.. potete anche annuire tranquillamente, tanto cà nisciuno ve ne fa una colpa se ai vostri tempi il buon Hermann Hesse é stato un misero pretesto per infilarsi nel letto della compagna comunista e fumata che pontificava sul Chi (si legge tcì, ignoranti!) e la ricerca di sé. Onestamente, pur conferendo il beneficio del dubbio e leggendolo più di una volta, per me Siddharta continua a rimanere un oggetto misterioso come quei calciatori fenomeni che alla prova del nove fanno fetecchia.
E vogliamo parlare di Alessandro Baricco? Mannaggia 'a morte! Sì vabbé, un altro special one... eh.. jamm' chi non ha conosciuto quelli che citavano Seta e Oceano mare per acquisire punti davanti all'uditorio di sesso femminile (sempre sensibile al fascino del fenotipo maschile pseudointellettuale) e poi, una volta a casa nel buio della loro cameretta, s'iniettavano pere di Bukowski?
Sì sì, pure io ci sono cascato. E chi lo nega. Ma almeno alcuni romanzi che ho scelto avevano un fine specifico che si potrebbe definire femminino sacro. Per cortesia guagliù, e nun facite sti facce! Sapete che certi termini non si possono usare in pubblico e che il blog viene letto anche da gente di chiesa. Tornando alla letteratura, dicevo che oggi basta una quarta di copertina scritta bene ad indurmi in tentazione. Mi chiedo dove sia finito lo stallone di una volta.
Comunque prima di scrivere una pretenziosa e passabilmente interessante recensione de la Scopa del Sistema ho dovuto riflettere un bel po'. Sostanzialmente sono rimasto spiazzato e, per evitare di sguinzagliare i miei bassi e sprucidi istinti sulla buonanima di David Foster Wallace, ho preferito riorganizzare le idee e confrontare le mie impressioni con quelle di altri lettori. E così, novello voyeur, sono finito a sbirciare recensioni online e magia: oilloc 'o capolavoro, tanto che mi sono chiesto se non avessi sbagliato romanzo.
Però siccome siamo un po' tutti esseri raziocinanti finché non ci toccano 'o mandulino e 'a sfugliatella, ho resistito all'impulso di scagliare il libro nella vetrata di fronte e l'ho analizzato riuscendo a trovare anche qualche lato positivo. Ad esempio, i personaggi. Wallace è bravissimo nel creare una galleria di tipi umani azzeccatisimi tanto che ognuno di loro meriterebbe una storia a parte. I dialoghi poi sono favolosi nella loro complessità. Sfido chiunque a leggersi la chiacchierata tra Leonore, protagonista (?) della storia, e suo fratello Lavache. In pratica un esame di filosofia. Complessivamente il romanzo è scritto bene impregnato di una sottile comicità sconosciuta ad altri autori contemporanei. Ok e poi? La storia direte voi. Bene, in sostanza non c'è una storia. O meglio, ci sono una miriade di storie dentro la Storia. Un intreccio di scatole cinesi, quasi più ingarbugliato di Lost, che si conclude nel nulla e che lascia - fate voi - insoddisfatti, perplessi, delusi.
Insomma, se si vuole provare qualcosa di diverso accomodatevi pure, ma scordatevi il capolavoro. Per me un sei e mezzo stretto stretto. Condividi

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