giovedì 4 giugno 2009

Un tranquillo quarto d'ora di paura

Uhllalauhllalaullallala... Piove e fa freddo, ma no. Caldo, mare, gelati ed una buona alimentazione. Aspettando un babbo natale che porta il carbone. Morti ammazzati, facce di plastica, rumori assordanti, frasi silenziose. Un incubo ricorrente. La certezza di dover comprare qualcosa. Sì. Mi manca qualcosa. Non sto consumando. Soldi, ecco cosa servono: i soldi.
Drink rossi che provano a sedurti, nella Milano By Night o nella Napoli da bere, ci sarà anche la Roma da mangiare. Mentre tutti sorridono, ammiccano, sono felici. Ma sono le solite facce di plastica, deformate dal niente che li avvolge nel rumore assordanti che annulla tutto, e tutto rende uguale. Una donna partorisce, non c'è il forcipe ma il microfono. Un'altra sembra incinta di due gemelli ma sono solo le sue tette. E che tette. Un'altra ancora parla, o meglio ci prova. Ma non escono parole o sono io che non le sento. Vuole scoparsi qualcuno. Amore, fammi ridere e paga. Lei non mi vede ed io non la sento. Forse non esistiamo. O esiste solo lei o solo io.
Lacrime di fango sopra maschere d'uomo e donna. Uno scenario raccapricciante di paura, bugie e falsità. Clown assolti, giudici colpevoli. Ambizioni e menzogne nella nuova fisica che tutto crea e tutto distrugge.
La violenza viene fuori, mi sbatte addosso. Corri a chiudere la porta, diffida di tutti. Non pensare, non ragionare. Adeguati. Segui la maschera. E' un incubo. Mi voglio svegliare. Non so come venirne fuori.
Aspetta, forse c'è una soluzione. Un modo per cancellare tutto questo.
Spengo. Era solo STUDIO APERTO. Condividi

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